Il Padre del Nazional Blscevismo

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  1. rubio
     
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    Volevo inserire nella sezione riguardante la politica la storia di questo personaggio, Nicola Bombacci, se poi da fastidio potete pure rimuoverlo, l'articolo è scritto dallo scrittore, poeta e attore Miro Renazaglia, lo posto qui perchè non essendoci una sezione propriamente storica dedicata all'Italia non sapevo dove metterlo. Ripeto che non voglio creare i soliti problemi come c'erano su TWO, volevo solo parlare con voi di questo strano personaggio legato a queste due ideologie, molto probabilmente leggerò le risposte domani perchè adesso devo uscire a fare la spesa.


    29/09: NAZIONAL BOLSCEVISMO? ECCO IL PADRE...
    Category: General Posted by: miro



    NICOLA BOMBACCI
    IL FASCIOCOMUNISTA



    «…eppure giorno verrà in cui il soviet,
    permeandosi di spirito gerarchico
    e la corporazione di risoluta anima
    rivoluzionaria, si incontreranno
    sopra un terreno di redenzione sociale».

    Nicola Bombacci


    Nicola Bombacci (Civitella di Romagna, 24 ottobre 1879 – Dongo, 28 aprile1945) nasce socialista e muore mani in tasca e sorriso sereno, gridando: “Viva Mussolini... Viva il socialismo...”.

    Nel frattempo, fra la nascita e la morte per fucilazione, compie un tragitto che solo occhi fuorviati da mal fedeli interpretazioni possono considerare incoerente.

    Da socialista, sposa la causa delle masse proletarie vessate dall’insorgente capitalismo industriale e dalla cancrena dei latifondisti terrieri, fino a diventare segretario del Partito socialista nel 1918...

    Da socialista deluso e fuoriuscito, è tra i fondatori, con Gramsci e Bordiga, del Partito comunista d’Italia, nel 1921.

    Come comunista non dogmatico si alza dal suo scranno parlamentare, lui onorevole del P.C.d’I., per plaudire l’iniziativa, colà annunciata dal suo vecchio sodale socialista, ora capo del governo di coalizione, Benito Mussolini, circa l’intenzione italiana, di riconoscere (prima a farlo nel mondo) lo stato della Unione delle repubbliche socialiste sovietiche. Guadagnandosi, il Bombacci, gli sguardi storti e ottusi dei suoi compagni di partito...

    Emarginato per questa sua presa di posizione dal P.C. d’I, poi riammesso per intervento diretto di Lenin, indi, definitivamente espulso, rimane ai margini della vita politica italiana godendo, peraltro, (durante tutto il Ventennio...) dell’amicizia, della protezione e della solidarietà (anche in casi di stretta problematica privata...) del suo ex compagno socialista, ormai realizzato duce d’Italia e del fascismo.

    Nell’ epilogo della Seconda guerra mondiale e del fascismo coglie l’attimo, contingentemente infausto ma epicamente unico, della prima, e a tutt’oggi sola, “Repubblica” che volle definirsi “sociale” (oltreché: “italiana”...).

    Non scrive materialmente il decreto legge della “socializzazione delle imprese” (D.L. 375/1944), che ad altri è dovuto (Manlio Sargenti e Angelo Tarchi, in primis...), ma ne diventa l’indiscusso “apostolo”, scendendo in piazza, nel pieno corso degli eventi bellici, tra gli operai che ancora ne riconoscono l’adamantina fede proletaria, suscitando entusiasmo nelle decine di migliaia di lavoratori, plaudenti auditori dei suoi infiammati discorsi dove, tra l’altro, e si era già nel marzo del 1945 (comizio di Genova: 30.000 presenti, stando alle cronache del tempo mai disdette......), afferma:

    “Fratelli di fede e di lotta, guardiamoci in viso e parliamo pure liberamente: voi vi chiederete se io sia lo stesso agitatore socialista, comunista, amico di Lenin, di vent’anni fa. Sissignori, sono sempre lo stesso, perché io non ho rinnegato i miei ideali per i quali ho lottato e per i quali, se Dio mi concederà di vivere ancora, lotterò sempre. Ma se mi trovo nelle file di coloro che militano nella Repubblica sociale italiana è perché ho veduto che questa volta si fa sul serio e che si è veramente decisi a rivendicare i diritti degli operai”.

    A partita bellica ormai conclusa, segue il duce nell’ultimo tragitto: dalla Prefettura di Milano a Dongo e, da qui, a Piazzale Loreto dove, con gli altri, contempla a testa in giù il sovvertimento totale della verità... Titolo, questo: “La verità”, della sua ultima impresa giornalistica, traduzione italica della sovietica “Pravda”.


    miro renzaglia
     
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    Non saprei che dire su di lui, visto che è la prima volta che ne sento parlare. Se la discussione non deraglia, si può lasciare aperta.
     
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  3. ymalpas
     
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    :off:

    Rubio, tranquillo, questo non è TWO, bensì il piccolo rifugio :relax: ( per ora :P ) dei bannati di TWO :B): .

    Continuando di questo passo, gli amministratori di quel forum, in mancanza di utenti da cacciare, si autobanneranno da soli :unsure: , all'insaputa l'uno dell'altro :crapate:

    :D :lol: :lollerrimo:
     
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  4. rubio
     
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    Se volete saperne di più su questo personaggio vi posso suggerire un paio di libri:

    Arrigo Petacco, Il comunista in camicia nera, Mondadori

    Id., L'uomo della provvidenza, Mondadori

    Pierre Milza, Mussolini, La Biblioteca di Republbica
     
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    Arrigo Petacco, Il comunista in camicia nera, Mondadori

    Sarebbe un titolo adatto anche per un eventuale libro su Vladimiro Rinaldi :shifty: ...
     
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  6. rubio
     
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    Vladimiro Rinaldi? E chi è?
     
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    La mia era ovviamente una battuta. Rinaldi è un ex compagno, noto per aver detto "son nato comunista e morirò comunista" salvo poi candidarsi con Storace per le famose elezioni della regione di un anno fa.
     
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  8. rubio
     
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    Anche io avevo uno così a scuola, faceva il comunista rivoluzionario palestinese e frequentava i collettivi e i centri sociali, l'ho rincontrato l'anno scorso era irriconoscibile vestiva Ermenegildo Zegna e lavorava all'ufficio politico della Margherita della Regione Lazio.
     
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7 replies since 13/10/2006, 17:26   318 views
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