[ 330 / 33 ] NELLE PALUDI DELLA LOUISIANA

Acque mortali!

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  1. ymalpas
     
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    Soggetto e sceneggiatura : Claudio Nizzi
    Disegni: Fernando Fusco
    Periodicità mensile: Aprile 1988 – Luglio 1988
    Inizia nel numero 330 a pag. 89 e finisce nel numero 333 a pag. 70



    A Baton Rouge, a bordo del “River Queen” un battello a vapore che discende il Mississipi fino a New Orleans, due texani osservano lo sbarco e l’imbarco dei passeggeri in arrivo e in partenza.

    - Allora, hai ripensato al telegramma di Nat ?...
    - Si, ma senza cavarci niente di più. Di chiaro c’è solo il fatto che un certo Pierre de la Rochelle, fratello di un grosso papavero di New Orleans, è scappato dal manicomio facendo perdere le sue tracce.
    - E ci ha scomodati per trovare un matto ?
    - Beh, non solo per questo... pare che la fuga di quel poveraccio dal manicomio nasconda qualche grosso inghippo. Ma Nat non ha spiegato niente di più; promettendo però di farlo a voce…
    - E quell’accenno alle sparizioni di negri e agli strani movimenti che avvengono nelle paludi ?
    - Mah…non vorrei che Nat li avesse aggiunti per renderci il piatto più appetitoso.
    - Mm… purché non siano rispuntati fuori quei fanatici del voodoo!


    Il vecchio cammello, noto menagramo, non sbaglia nell’ipotizzare una nuova miriade di problemi con i negri della Louisiana.
    Ignari di essere osservati dagli occhi di due passeggeri, seguaci del “Grande Alligatore”, i quattro pards si ricongiungono poco dopo.

    - Ecco Kit e Tiger che vengono a cercarci per la cena.
    - Meno male! Anche il mio stomaco stava giusto ricordandomi l’ora…
    - È meglio di un orologio, eh ?
    - Non sbaglia un secondo!
    - Fame zio Kit ?...
    - C’è forse bisogno di domandarlo ?
    - Andiamo!


    Questo siparietto comico, inserito in un quadro che odora maledettamente di camposanto, i negri infatti hanno in programma di spedire i quattro pards all’inferno, possibilmente con precedenza proprio per i due anziani, disorienta il lettore e attenua leggermente la tensione, ponendosi ai suoi occhi come la proverbiale quiete prima della tempesta.

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    Poco dopo infatti, Tex e Carson, che dopo la cena si erano attardati a un tavolo da gioco, sono spettatori sul pontile della nave di un tentativo di violenza ai danni di una donna, la bella Loana, che subito si dilegua lasciando invece campo libero ad altri tre negri, che muniti di coltelli – lunghi come spiedi - tentano spensieratamente di mandare all’altro mondo i due tizzoni d’inferno. L’agguato fallisce e solo un negro, Sammy, riesce a fuggire approfittando della confusione, eclissandosi appena in tempo.

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    - Che ti avevo detto ? Pà e lo zio Kit !
    - ?!
    - Figurati se non erano loro a scatenare questo putiferio!


    Il bonario rimprovero di Kit Willer, che uscendo dalla cabina, accompagnato da Tiger, commenta il “protagonismo” dei due satanassi, insinua anche questa volta un rivolo di umorismo che stempera di molto la drammaticità del contesto e contemporaneamente evidenzia l’affiatamento e lo spirito di gruppo della comitiva texana. Una gestione dei pards, attraverso delle scenette solo apparentemente banali e marginali, che si rivela veramente encomiabile.

    È noto che il primo Nizzi era solito riprendere e rielaborare vecchie storie di Bonelli o singoli episodi di queste. Il riferimento in questo caso va doverosamente indirizzato a Il clan dei cubani [ # 230 / 33 ], ma l’episodio precedente, ad una analisi più attenta, palesa invece un ennesimo tributo a un’altra storia bonelliana, una del primo centinaio: New Orleans [ # 72 / 73 ].

    Il viaggio prosegue senza incidenti. Sul molo d’attracco, lo sceriffo Nat Mac Kenneth aspetta l’arrivo dei quattro amici texani, quindi con un calesse, li accompagna nella residenza “coloniale” del “grande papavero” Julien de la Rochelle, poco fuori dell’abitato di New Orleans.

    Nell’universo narrativo nizziano la famiglia ruota spesso intorno a due personaggi chiave, diversissimi tra loro, due facce di una stessa medaglia che incarnano, come in un gioco di luci e ombre, rispettivamente il bene e il male. I due cugini Walcott, in Fuga da Anderville [ # 297 / 99 ], divisi da due bandiere, che lottano per due ideali profondamente diversi, uno giusto, l’altro a dir poco illegittimo oppure il giovane Jess e la bella sorella Terry, fraternamente uniti da un legame quasi patologico nella sua morbosità, ne La locanda dei fantasmi [ # 301 / 02 ]. Più di recente la storia Muddy creek [ # 519 / 20 ] ha riproposto una situazione familiare analoga. Nelle paludi della Louisiana la scena è invece dominata dalla facoltosa famiglia dei signori de la Rochelle, il cui capostipite fu costretto a lasciare in tutta fretta la Francia per sfuggire alla rivoluzione. I due rampolli superstiti della nobile casata, non solo confermano la regola, ma la spingono all’eccesso. Se Julien è l’uomo savio che ha vissuto per estendere il patrimonio familiare, il secondo, Pierre, non solo è il tipico esempio della pecora nera che si è dato da fare solo per dilapidarlo, ma anche l’uomo tarato, il - matto - che vive nella sua mente malata pericolosi sogni di gloria.

    Come spiega Nat Mac Kenneth ai quattro pards, Pierre si era messo in testa addirittura di costituire un esercito per dichiarare guerra agli Stati Uniti, allo scopo di riportare la Louisiana sotto il dominio della Francia. Addobbato con una divisa napoleonica, il folle andava in giro assoldando le sue truppe tra i negri che lavoravano nelle piantagioni di famiglia, ai quali prometteva di triplicare la paga. Messo brutalmente di fronte ai propositi scellerati del fratello, Julien, lo aveva fatto precipitosamente internare in un manicomio, ma la storia era comunque durata abbastanza per creare una grossa agitazione tra i negri, molti dei quali, sottratti alla prospettiva di una così allettante carriera, si eclissarono nelle paludi per non fare più ritorno alle piantagioni. Contemporaneamente nella regione succedevano alcuni fatti misteriosi che coinvolgevano i negri rimasti fedeli al padrone, vittime degli alligatori che popolano la palude. Nat avanza addirittura l’ipotesi che questi possano agire ubbidendo a degli ordini. Tra i negri che vivono nella piantagione, superstiziosi ed impauriti, circolano infatti voci secondo le quali la responsabilità delle numerose morti sarebbe da attribuire al Grande Alligatore, una specie di divinità capace di incarnarsi di volta in volta in un uomo o in una bestia e di agire con ferocia animale e con astuzia umana. In Africa esistono società segrete i cui membri si dedicano al culto di in animale scelto come proprio totem e cercano di raggiungere la più totale identificazione con lui. Essi si rivestono con le sue pelli e ne imitano in tutto il comportamento e l’aspetto esteriore, arrivando a trasformarsi o a credere di trasformarsi nell’animale stesso.

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    In quello stesso momento, nella zona più remota delle paludi della Louisiana, il rullare dei tamburi segnala il ritorno del fratello Sammy, l’unico sopravvissuto dell’agguato, nel villaggio di palafitte, dove sono confluiti tutti i negri che si erano rifugiati nella palude dopo la fuga dalle piantagioni. Nella capanna più grande del villaggio, Mambela, il capo tribù, rivestito dalla pelle di un grande alligatore la cui testa sporge come uno sgraziato e deforme copricapo, si intrattiene con Martin Stingo, il soprastante di Julien, un meticcio che conosce le paludi come le sue tasche e il mattoide Pierre de la Rochelle, che indossa invece l’alta uniforme dei generali napoleonici e sempre più insofferente chiede con un’insistenza mal repressa quando entreranno in guerra… non appena le truppe saranno schierate, vorrebbe infatti passarle in rassegna personalmente! Matto come un cavallo, pensa tra se il meticcio scrutandolo con il sigaro che incessantemente gli pende tra le labbra. Un dannato rompiscatole che conta solo in ragione dei suoi denari.

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    Nella categoria degli emeriti furfanti nati dalla fervida mente di Claudio Nizzi, monsieur Stingo occupa un posto tutto suo, è infatti il primo di una serie di personaggi che si segnalano come abili doppiogiochisti, villains che si alterneranno con successo nella serie, dal Lou Caudill de I predatori del grande Nord [ # 342 / 45 ] al celebre Pedro Cobra Galindez di Lampi sul Messico [ # 365 / 69 ]. Se nelle storie successive Nizzi si affida al classico effetto sorpresa, per esigenze di sceneggiatura il meticcio Martin Stingo è presentato al lettore fin dalle prime pagine come l’organizzatore dell’agguato sul “River Queen”. L’ombra nera insomma che trama alle spalle dei quattro tizzoni d’inferno. Ma non solo. Se l’ingenuo Manbela afferma che la sua causa non è tanto la liberazione della Louisiana dal giogo degli yankees, quanto la riscossa del popolo negro, che risolleverà la testa orgogliosamente davanti all’uomo bianco, al richiamo dei riti e delle antiche credenze del popolo africano, quelle del Grande Alligatore, Stingo, sornione, lo guarda subdolamente, dissimulando ipocritamente i suoi veri sentimenti: “questo lo credi tu idiota!... Blattera pure! Tu e la tua banda di invasati non servirete altro che a impinguare le tasche del sottoscritto!”. E questa sua doppiezza menzognera lo pone alla stregua dei più grandi characters ambigui e sfuggenti della serie.

    L’attempato Kabagi, un vecchio di cento anni, sordo e cieco, un venerabile che può sentire la voce del Grande Alligatore e penetrare con i suoi occhi che non vedono la luce del sole, là dove non arriverebbe mai lo sguardo dei comuni mortali, è il custode dei culti e delle memorie del suo popolo. Egli conosce i misteri e i segreti della metamorfosi e della reincarnazione. Egli è colui che parla con l’invisibile ed ha predetto che il fratello Sammy è portatore di cattive notizie.

    Poco dopo Sammy racconta la sua disavventura e quella dei compagni a bordo del “River Queen”, chiede quindi la clemenza del grande Mambela, che decide di sottoporlo come di consueto al – Giudizio del Grande Alligatore – che saprà scrutare nella sua anima tutti i misteri. Se egli è innocente non avrà niente da temere.

    Sammy viene bendato e quindi accompagnato davanti a un ponte sospeso nel vuoto. Il Grande Alligatore guiderà i suoi passi e se l’uomo è senza colpe giungerà incolume all’altra estremità del passerella, il suo piede altrimenti si poserà fatalmente su una delle tavole che comunicano con il congegno dell’apertura della botola… aprendogli la via all’inferno. Sudando come una fontana, il malcapitato negro comincia a muovere i primi, tremanti passi lungo la passerella ma il vecchio Kabagi ha previsto che il povero diavolaccio non supererà la metà dell’infernale percorso, la botola si apre infatti sotto i suoi piedi, facendolo precipitare nelle acque torbide della palude, dove già da qualche minuto si erano ammassati decine di famelici alligatori… Il sangue nero che scorre nelle vene di Stingo è un esile rivolo, se Mambela gli dice che le premonizioni di Kabagi non sbagliano, il meticcio non può che rimuginare nella sua mente una frase che rivela quanto egli abbia ormai ereditato dell’insolente incredulità dei bianchi: “Al diavolo! Mi piacerebbe farlo a lui questo giochetto!”.

    Kabagi è un protagonista carismatico, che riesce ad insinuare qualche dubbio nella mente del lettore. La storia si tinge cioè sempre più di magia nella villa di Julien de la Rochelle, dove il padrone di casa si intrattiene con i suoi ospiti, raccontando uno strano episodio che qualche sera prima l’ha visto agghiacciato spettatore. Un enorme alligatore si era cioè spinto fino alla sua abitazione, bussando alla porta e rivolgendogli quindi queste parole:

    - Ciao Julien! Non ti aspettavi di vedermi, eh? Sono proprio io, il tuo amato fratellino!

    Vittima di allucinazioni o più malato del fratello Pierre ? Come lettori ci dichiariamo confusi e disorientati. La matassa passa in mano a Tex e ai suoi pards, che dovranno anche cercare di scoprire come mai da un po’ di tempo gli alligatori stiano facendo più vittime di quanto non fosse mai successo in passato!

    Circa un’ora più tardi, mentre i quattro pards stanno cenando in compagnia del padrone di casa, fa la sua apparizione Martin Stingo. Terminata la cena, Tex, con la scusa di prendere una boccata d’aria, esce a fare due passi in compagnia dell’uomo di fiducia di Julien de La Rochelle.

    - Ci tenevo a fare due chiacchiere in privato con voi, Stingo.
    - Mm… lo immagino. È facile indovinare ciò che può avervi detto il padrone prima del mio arrivo, e voi sarete rimasto piuttosto perplesso… è così ?
    - Esatto.
    - Vi ha forse parlato del Grande Alligatore ?
    - Precisamente.
    - Povero padrone.


    Per Stingo sono tutte sciocchezze, superstizioni nate tra i negri che non meritano nessun credito… a quella gente la fantasia non manca!

    - E ne era convinto anche il mio padrone, accidenti, fino a quando non incominciò a essere ossessionato da quegli infernali incubi che, Dio non voglia, finiranno per fargli fare la stessa fine del suo sventurato fratello!...
    - Fulmini!... intendete dire che Julien de la Rochelle sta diventando pazzo ?
    - Sentite Willer, io devo tutto al signor Julien, perciò resti fra noi… ma secondo me c’è un ramo di pazzia nella famiglia.
    - Mm… brutta storia, accidenti.


    Stingo cerca di insinuare nella mente di Tex, che non ha ragione di dubitare delle parole del suo abile interlocutore, il dubbio della pazzia del suo padrone nel tentativo di distoglierlo dalle ricerche. Ma il ranger, pur convinto di arrivare alle sue stesse conclusioni, afferma che non desisterà dal compiere lo stesso qualche indagine.

    Stingo è troppo furbo per ignorare il grande pericolo che sovrasta l’organizzazione criminale che ha messo faticosamente in piedi. Willer e soci vanno dunque eliminati e quella notte stessa!

    I quattro pards si coricano nei comodi letti e in breve, inconsapevoli del pericolo che incombe su di loro, si addormentano. Ma è destino che il loro sonno venga presto interrotto. Verso mezzanotte infatti, una canoa si rovescia scaraventando un negro nelle acque della palude. Le grida di aiuto del naufrago, che recita bene la sua parte, svegliano i nostri satanassi, che infilatisi in fretta i pantaloni e afferrati i cinturoni, schizzano fuori dalle camere e cadono poco dopo nell’imboscata tesa loro dagli uomini di Mambela, che armati di lance e frecce li circondano e li assalgono. L’agguato però fallisce e solo un negro sfugge alla furia mortale dei quattro tizzoni d’inferno.

    - Lo hai riconosciuto Martin ? …è Jorge, uno dei nostri negri.
    - Proprio così padrone. Uno di quelli che erano andati nelle paludi.
    - La vita di quest’uomo è preziosa… se sopravvive potrebbe raccontarci cose molto interessanti.


    Ma le condizioni dell’uomo sono disperate, il dottor Benson gli dà una possibilità su mille di salvarsi e Stingo, tirando un sospiro di sollievo, ringrazia l’inferno. Ma non può rallegrarsi più di tanto, quello che è accaduto infatti ha messo in guardia i quattro pards: è chiaro che nella palude si cela un grosso mistero, le pelli di alligatore che gli assalitori portavano addosso rivelano chiaramente la loro appartenenza a qualche setta che ha il suo covo nel labirinto di giungla e acquitrini che circondano la città di New Orleans. Paludi che andranno perlustrate nelle successive ventiquattrore proprio con l’aiuto del meticcio.

    Mentre i quattro pards si concedono un meritato riposo, Stingo approfitta delle ultime ore della notte per preparare un ennesima trappola per sbarazzarsi di loro. Un’ora dopo Mambela viene informato della brutta fine fatta dai suoi uomini, il meticcio gli rivela quindi lo scopo della sua visita, primo, organizzare una bella accoglienza ai quattro ficcanaso, secondo, prelevare il “Generale” per trasferirlo a bordo del Nantucket, una nave che offrirà un ottimo nascondiglio agli occhi indiscreti dei quattro infernali tangheri. Qualche ora dopo, sul pontile della nave, il capitano Curtiz accoglie l’illustre ospite.

    - Voi conoscete il generale Pierre de la Rochelle, capitano ?
    - Non ho ancora avuto questo onore, però ho sentito parlare di lui in termini estremamente elogiativi.
    - Lo credo bene. Il generale de la Rochelle è forse l’unico genio militare che il mondo abbia avuto dopo la scomparsa di Napoleone Bonaparte.
    - Troppo buono Stingo…
    - Il generale sarà dunque nostro ospite ?
    - Si, capitano, resterà sulla nave fino a quando le trattative con l’armatore non saranno concluse. E naturalmente dovrete assegnargli la cabina migliore…
    - Naturalmente… Nostromo!
    - Agli ordini signore.
    - Accompagna il generale de la Rochelle nella cabina degli ospiti di riguardo.
    - Quale cabina capitano ?
    - Ficcalo nel primo buco che trovi, idiota!


    Stingo mette il complice al corrente degli ultimi avvenimenti e esprime tutti i suoi timori. L’intera faccenda comincia a scricchiolare, Mambela e la sua congrega di mattoidi color catrame hanno i giorni contati, è arrivato il momento di stringere i tempi e eliminare Julien de la Rochelle, facendo ricadere la colpa proprio sui negri…

    Rimessosi alla pagaia, Stingo accorcia il suo itinerario attraversando uno dei mille canali che percorrono la palude, giungendo così alla piantagione nel momento in cui le prime luci dell’alba cominciano a rischiarare la bianca facciata della villa del suo padrone. Circa un’ora dopo cinque uomini a bordo di una canoa, salpano dal piccolo molo. Stingo si orienta facilmente lungo i canali, il più piccolo dettaglio delle rive gli basta infatti per fargli capire dove si trova e trascina i suoi ignari passeggeri sul luogo dell’agguato, pronto a buttarsi in acqua non appena i figli del Grande Alligatore entreranno in azione.

    Ma il provvidenziale morso di un serpente fa fallire la sorpresa, occhi aperti gente, Mambela lancia il segnale di attacco e un nugolo di lance e frecce piovono sull’imbarcazione, subito seguite dall’inconfondibile musica dei winchester dei quattro satanassi, fiato ai clarinetti, gente! Stingo fingendosi colpito, si lascia cadere oltre il bordo della piroga e sparisce nelle torbide acque…

    Per quanto superiori di numero, gli uomini-alligatore nulla possono con i loro archi contro il micidiale volume di fuoco scatenato da quattro tiratori del calibro di Tex e i suoi amici, perciò vedendo aprirsi spaventosi vuoti nelle loro file, Mambela fa riunire i superstiti su una piroga e decide di battere in ritirata.

    - Se la squagliano!...
    - Puro buon senso, vecchio mio.
    - Li inseguiamo ?
    - Puoi giurarci!


    Ma la fuga nasconde una nuova trappola che non vuole lasciare loro il minimo scampo! Mambela vuole infatti attirarli nel ponte sullo stagno gorgogliante di alligatori. Mentre Tex e i suoi pards li inseguono a testa bassa in mezzo alla foresta, l’uomo raggiunto il ponte, lo percorre, seguito e imitato dai suoi, facendo bene attenzione a posare i piedi solo su certe tavole e non sulle altre, per ogni tre assi fisse infatti Mambela non ignora che ce n’è una mobile, che aziona l’infernale congegno di apertura della botola…

    - Gran putifarre!... quello stagno è pieno zeppo di alligatori!
    - Brutta vista accidenti!
    - Per Manito! Mai visto tante bestiacce in una volta sola!


    Risoluti e ignari del pericolo che li attende, i quattro tizzoni d’inferno iniziano a percorrere il ponte, mentre le orride bestiacce si precipitano sotto il ponte, azzuffandosi tra loro come se fossero in attesa del pasto. Improvvisamente la botola si apre sotto i piedi di Tex… che riesce però ad aggrapparsi per un soffio a una delle assi, restando per un attimo sospeso nel vuoto. Era questa la trappola… il ponte! L’audacia paga e Mambela deve arrendersi ancora una volta all’evidenza: quel cane maledetto ha sette vite!...

    Capito il trucco delle assi fisse e mobili, Tex e gli altri restano inchiodati sul ponte indecisi sul da farsi, una posizione che li mette in condizioni di inferiorità lasciandoli facile preda delle lance e delle frecce dei negri di Mambela. Inizia così un emozionantissimo e avvincente tiro al bersaglio. Carson, sbilanciato da un repentino movimento del corpo, cambia bruscamente posizione e poggia il suo piede su una asse sbagliata. Il trabocchetto lo conosciamo, non perdona. Rapido come un fulmine Kit Willer afferra il vecchio cammello saldamente per un braccio prima che egli cada nell’acqua brulicante di alligatori. Gli uomini-alligatore, paralizzati un momento dalla scena intensa che vede ancora una volta uno dei loro avversari sottrarsi ad un tragico destino, riprendono con maggiore veemenza a scagliare contro i loro antagonisti i loro rudimentali strumenti di offesa, finché ridotti a meno di mezza dozzina, frustrati e terrorizzati per l’orribile fine che hanno visto fare ai loro compagni caduti nello stagno, i superstiti si danno alla fuga e in breve scompaiono nella foresta. La partita è persa.

    Nel volgere di pochi minuti Tex e i suoi pards, ormai indisturbati, attraversano il lungo ponte. Poco dopo, anche Mambela, il loro ultimo avversario, che dall’alto di una capanna dove si era rifugiato, per niente scoraggiato dall’evolversi della situazione, li minacciava con l’arco, cade colpito ineluttabilmente da una fucilata di Tiger. Spostandosi con la massima cautela da una baracca all’altra, i pards perlustrano l’intero villaggio che risulta ormai completamente deserto. Sulla spiaggia circostante, il solo Kabagi, il vecchio negro cieco e centenario, assiste alla distruzione del villaggio, i quattro tizzoni d’inferno quando serve sanno essere degli ottimi incendiari…

    La loro ferrea legge, dura e implacabile, quella del più forte, ha dato ancora una volta i suoi frutti malgrado la disparità delle forze in campo.

    Nel volgere di pochi minuti, trovando facile esca nelle pareti di canne e nei tetti di paglia il fuoco si propaga all’intero villaggio. Muoviti Kit!... vuoi finire arrosto ? Mentre alle loro spalle il villaggio arde come un immenso falò, i quattro satanassi stanno per raggiungere la loro piroga quando finalmente si accorgono della presenza di Kabagi. La scoperta del vecchio comporta un’improvvisa sterzata nel loro tragitto, i quattro satanassi si dirigono risolutamente verso il vecchio, il quale rimane immobile a fissarli con i suoi occhi senza vita… il nonnetto sarà cieco ma non muto… ma quando ormai sono a pochi passi da lui, Kabagi si mette a sedere e ciò che accade sotto gli sguardi increduli dei suoi avversari, ha dell’incredibile. La storia assume contorni magici e concretizza le vecchie superstizioni. Il lettore assiste cioè alla lenta trasformazione del centenario in un alligatore. Prima che Carson faccia in tempo a metter mano al suo sputafuoco, la mostruosa creatura guizza veloce verso lo stagno e vi si immerge.

    Le sorprese non sono finite. Tutti gli altri alligatori dello stagno convergono rapidamente verso Kabagi come se rispondessero ad un sommesso appello. Per qualche minuto i pards hanno quasi l’impressione che il vecchio demonio stia “parlando” con gli altri lucertoloni. Sembra di vivere in un maledetto incubo, mormora Carson. Ma il vero incubo deve ancora arrivare. Un istante dopo, infatti, come obbedendo a degli ordini, gli alligatori cominciano a risalire sulla riva e a puntare contro i nostri eroi, costringendoli ad una precipitosa ritirata verso la piroga, ostacolati nella loro corsa verso la salvezza dai numerosi tizzoni ardenti del villaggio in fiamme che rischiano costantemente di crollar loro addosso.

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    I lucertoloni si avvicinano sempre di più, accorciando le distanze che li separano dall’imbarcazione, che nel frattempo Tex e gli altri hanno faticosamente raggiunto. Inizia quindi un drammatico inseguimento, gli alligatori nell’acqua sono molto più veloci e a nulla valgono gli sforzi di distanziarli, forza con quelle pagaie, dateci dentro! Gli alligatori non abbandonano il loro inseguimento e ai primi se ne aggiungono continuamente altri come se da ogni angolo della palude stessero accorrendo a un improvviso appello… il canale ora ne è pieno e la fuga assume dei contorni sempre più disperati. Tutto davvero altamente emotivo per il lettore.

    Quando ormai i quattro tizzoni d’inferno sono senza più speranze, l’arrivo provvidenziale del vecchio Nat li toglie dai guai. Lo sceriffo, avvertito da Julien Rochelle, aveva deciso infatti di raggiungerli nella loro escursione nella palude.. Se i confetti dei loro fucili poco potevano contro gli infernali lucertoloni, non appena le due imbarcazioni si incrociano, i pards notano con enorme sollievo la presenza di un pacchetto di dinamite, che passa subito dalle mani dello sceriffo a quelle di Carson… solito sistema satanasso ?... Naturalmente, tu lanci e io sparo! La medicina si rivela essere quella giusta, un’ispirazione del cielo quella di Nat, la palude è ripulita dagli alligatori nel giro di pochi minuti… nell’uso della dinamite, è risaputo, i nostri tizzoni d’inferno sono impareggiabili!

    Un paio d’ore dopo, guidate da Nat, le due imbarcazioni giungono alla villa di Julien de la Rochelle, il quale è sul molo ad aspettarli… con una notizia destinata a capovolgere la situazione decisamente in favore dei nostri eroi. Jorge, il negro che la sera prima si era salvato, è morto nel pomeriggio, ma prima di spirare ha mormorato qualcosa… Stingo… villaggio palafitte… Nantucket...

    Il Nantucket è il tre alberi della flotta di Julien de la Rochelle dove si trova il fratello Pierre. La mattina dopo ritroviamo dunque Tex e i suoi pards che avanzano lungo una stradina del porto in compagnia dello sceriffo… Nat infatti rivolgerà qualche domanda sulla nave negli uffici portuali della compagnia, mentre i nostri tizzoni d’inferno, per non destare sospetti, andranno a inumidirsi il becco in uno dei tanti covi di tagliagole del posto: il The Crab. Nel locale, ma da una porta interna, entra pure la bella Loana. La giovane e bella negra, vedendo i quattro satanassi non riesce a nascondere un moto di sorpresa, che non sfugge all’attenzione del ranger. Peste!... è quella del “River Queen”!... è la ragazza che ha fatto da esca per l’agguato tesoci sul battello da quei quattro tangheri neri. La bella Loana, non meno turbata dall’inaspettato incontro, pensa subito di avvertire Stingo che i nemici del Grande Alligatore si sono salvati dalle grinfie di Mambela. Si avvia dunque rapida verso l’uscita della taverna, mossa che non è sfuggita a Tex, che dopo aver sussurrato qualcosa a Carson, segue la donna a distanza. Loana si infila dentro un magazzino che sembra abbandonato, bussa quindi a una porta e entra in una stanzetta, dove il capitano Curtiz ( quello del Nantucket ) e il redivivo Stingo stanno confabulando animatamente… Il ranger, nelle insolite vesti di origliatore, si attacca ad una parete per ascoltare i loro discorsi… Incredibile! Stingo vivo!
    Rimettendosi dalla grande sorpresa, Tex ascolta i piani criminosi del meticcio, finalmente inquadrato nel suo ruolo di giuda. E Stingo ha intenzioni sanguinarie, vuole infatti eliminare il suo “amato” padrone:

    - Tu, Loana tornatene di corsa nella bettola di Bosse e presta orecchio ai discorsi che faranno i rangers e i loro amici…
    - E se non ci sono più?
    - Dovrai scovarli e stargli alle costole fino a quando non avrai scoperto quali intenzioni hanno! E se capiremo che per loro la faccenda è chiusa e non hanno più intenzione di tornare alla villa del padrone, agiremo questa sera stessa!


    Ma la grande eredità di Julien de la Rochelle sulla quale Stingo conta di mettere le mani, è destinata per il meticcio a rimanere poco più di un miraggio. Quella sera, alla villa è pronto un comitato di accoglienza di tutto rispetto e il pugnale dall’impugnatura a forma di alligatore penetra tra le soffici piume di un mucchietto di cuscini, mentre Tex e il padrone di casa osservano la scena riparati da un mobile. Con lo sguardo di un animale preso in trappola, Stingo tenta un estremo gesto di difesa lanciando contro il ranger il coltello, quindi vedendosi perduto, tenta una disperata fuga lanciandosi dalla finestra della stanza, ma la caduta dal primo piano gli è fatale.

    - Ora mi credete, signor Julien ?
    - Mio Dio!... ma perché ?… L’ho sempre trattato come un fratello!
    - Perché?... Dinero, senor, la solita sporca musica!


    Nel frattempo, Carson e lo sceriffo hanno fatto prigioniero il capitano Curtiz e alcuni dei suoi marinai venuti a dar manforte al meticcio nel suo delittuoso progetto.

    Qualche ora dopo, a bordo del Nantucket, Julien de la Rochelle può riabbracciare finalmente il fratello:

    - Pierre!...
    - ! Ah Julien… che bella sorpresa!
    - Fratello mio!
    - Che ti prende Julien ? Noi militari non amiamo le smancerie…
    - Come stai Pierre?
    - Io ?... benissimo! Perché ? Sei venuto anche tu ad arruolarti ? vedi stavo giusto ultimando i miei piani di battaglia… Vinceremo, fratello mio! Oh si… vinceremo!


    Il povero Pierre passerà il resto dei suoi giorni a scrivere memoriali e piani di battaglia, rinchiuso in un manicomio… e chissà che, in fondo, non sia più contento di noi! La battuta è quella di un vecchio filosofo… di nome Kit Carson, che non vede l’ora di tornarsene a casa, troppo umida la Louisiana per le sue vecchie ossa.

    - A proposito di liquidi, possibile che qui a bordo non ci sia una bottiglia di scaldabudella ?...
    - Tu non hai che da chiedere, satanasso! Eccola qua la bottiglia che cerchi!... E poiché l’ho trovata nella cabina del nostro amico capitano, puoi stare sicuro che sarà di ottima qualità!
    - Cosa ? Vorresti farmi credere che non l’hai ancora assaggiata ?
    - E tu vorresti farmi passare per un vecchio ubriacone davanti a Nat ?
    - Buoni! Buoni!... non cominciate a litigare per colpa mia adesso!




    Edited by ymalpas - 31/8/2006, 17:36
     
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