[ 354 / 57 ] LA CONGIURA

Il ritorno di Barbanera!

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. ymalpas
     
    .

    User deleted


    imageimageimage


    Soggetto e sceneggiatura : Claudio Nizzi
    Disegni: Claudio Villa
    Periodicità mensile: Aprile 1990 – Luglio 1990
    Inizia nel numero 354 e finisce nel numero 357 a pag. 39
    Numero delle tavole: 365



    Una mattina d’estate a San Francisco. Fulmini, questa città cresce a vista d’occhio! afferma ammirato Carson e Tex approva con un cenno del capo. Molta gente viene a stabilirsi qui e gli affari prosperano. Così anche la piccola delinquenza.

    Un piccolo cinese strappa un dollaro dalle mani del ranger e si dà alla fuga in oscure viuzze. Tex non ci sta e lo insegue, senza sentire le parole del cocchiere che lo avverte del tranello. Segue una piccola scazzottata con gli amici del ladruncolo che ben presto ne hanno abbastanza, ma ne arrivano altri a dar loro manforte e questa volta sono i due tizzoni d’inferno a darsi alla fuga. Finiscono quindi nelle mani di altri avanzi di galera, del nostromo Kevin per l’esattezza, che finge di aiutarli e invece li stordisce con due mazzate sulla testa. Sembra di assistere ad uno dei classici riempitivi tanto cari a Nolitta, in realtà la situazione è più complessa e non è casuale la presenza del capitano della Leviathan e dell’avvocato Bixler… che venuto a conoscenza dell’identità dei due, impedisce che siano derubati e li rispedisce al mittente: l’Alameda hotel di Mike Tracy!

    E per i due pards gli strani incontri con personaggi patibolari non sono finiti.

    Il ritorno di Barbanera recita il sottotitolo di questa discussione e non a caso perché il capitano Drake è il vero protagonista di questa nuova, spettacolare avventura a Frisco. La sua prima e unica apparizione risale addirittura al lontano 1973, nella storia San Francisco [ # 155 ].

    Diamond Jim, ricco affarista della Costa dei Barbari, per vendicarsi di Tex, che aveva causato la morte del fratello Shangay Kelly, dispone il rapimento di Kit Willer e lo fa imbarcare nel bellissimo “Black Shark” del capitano Drake, con l’ordine di abbandonarlo in qualche isola sperduta del Pacifico. E Tex lo insegue sul veliero di Billy Bart, il “Sea Tiger” e al primo scalo, il porto di Kalaupapa nell’isola di Molokai nell’arcipelago delle Hawaii, dopo una monumentale rissa, riesce ad imbarcarsi sul Black Shark. Approfittando di una notte di tempesta, che rompe con onde imponenti l’oceano, Tex e Kit decidono di darsi alla fuga, dopo aver abbattuto una parte dell’alberatura che lascia capitan Barbanera in balia dell’uragano, scena drammatica che è rivissuta nei bellissimi disegni di Villa che illustrano le indimenticabili baruffe verbali del capitano con Tex e Billy Bart, nel flashback a pag, 47 dell’albo La congiura.

    image

    Questa storia a differenza della precedente vede però i nostri eroi alleati con l’impetuoso lupo di mare, alle prese con avversari non meno straordinari. Un’avventura che dopo l’emozionante liberazione di capitan Barbanera dal carcere di Alcatrazz, culminerà nella lunga rincorsa, nell’immensità delle acque dell’oceano Pacifico, all’Albatros del capitano Hogarth, che tiene prigioniero nelle stive della sua nave il capo della polizia, Tom Devlin.

    Il capitano Barbanera, nato dalla penna di Gianluigi Bonelli è un vecchio lupo di mare che non esita a vendere vecchi archibugi agli indigeni della Micronesia, un grosso tanghero insomma, ma a modo suo anche un uomo di parola, che mai viene meno ai suoi impegni.

    La personalità del capitano Drake di Claudio Nizzi è sostanzialmente fedele al personaggio del vecchio Barbanera.

    Un nuovo sentimento di antagonismo domina i rapporti tra il capitano e i due pards, da recepirsi più che altro in termini di una profonda e radicata rivalità, quasi esasperata, che non esclude però nella sua durezza, in parte fittizia, un profondo senso di rispetto in entrambe le parti. Tex lo descrive come un grandissimo bastardo ma anche un marinaio di prim’ordine.

    Per le trippe di cento squali! Guarda chi si rivede! Che io sia impiccato al più alto dei pennoni se avrei mai immaginato di dovervi incontrare di nuovo, amici miei !

    Sagace e opportunista, Barbanera ha una sublime carta in mano. Il capitano sa dove Tom Devlin viene tenuto prigioniero e in cambio della sua libertà si offre di aiutare Tex a ritrovarlo. Barbanera è un uomo vitale e dinamico, il soggiorno prolungato nel famigerato carcere di Alcatraz lo sta buttando a terra, dice con commiserazione l’avvocato Bixler, mentre accompagna i due pards nella visita al nemico storico che si appresta a diventare il più importante degli alleati. Nelle parole gaie e scherzevoli del capitano Drake, così come nella luce briosa e vitale dei suoi occhi, si nasconde un uomo prostrato da un anno di gretta prigionia, che intravede finalmente la realistica possibilità della sua liberazione. Acqua passata quello che è successo, Barbanera si ritiene sufficientemente punito con la perdita del suo adorato Black Shark, il più veloce tre alberi che abbia mai solcato i sette mari e Tex in cuor suo è pronto a perdonarlo, conquistato dall’immensa simpatia che, diciamolo, è la quintessenza di questo straordinario personaggio. Il capitano Drake ci conquista con la sua allegria e il suo colorito linguaggio marinaresco, che non ricade mai nelle volgarità tipiche che potremo sospettare in un uomo di mare che rompe ad esempio la sua monotona esistenza in malfamate e maleodoranti taverne.

    image

    Scoperta il cinque agosto del 1775 dalla fregata spagnola “San Carlos” e ribattezzata dal capitano Juan Manuel de Ayala “la isla de los Alcatraces” ( l’isola dei pellicani ), l’isola di Alcatraz, nel mezzo della baia di San Francisco è un mondo a se stante, dove il tema costante per tutti i suoi abitanti è la solitudine. Per questo motivo resta disabitata fino al 1838, gli anni del dominio spagnolo. Nel 1848 la autorità militari statunitensi scoprono l’alto valore strategico dell’isola e a partire dal 1853 iniziano i lavori di costruzione di una fortezza, che ben presto diventa una prigione nella quale sono accolti, dal 1861, molti prigionieri della guerra civile. Circondata da fredde acque e forti correnti marine, è un luogo ideale di detenzione in quanto impedisce qualsiasi forma di comunicazione con il mondo esterno. È anche un luogo di supplizi medievali, nelle celle ricavate nei sotterranei manca l’aria e la luce, le pareti stillano umidità e i topi vi scorrazzano da padroni.

    E in una di queste celle, la numero dodici, nei sotterranei, capitan Barbanera conta i minuti e le ore che lo separano dalla libertà. Il capitolo è quello dell’evasione e il vecchio lupo di mare non poteva scegliere complici migliori dei due satanassi ( e di un cervello fino come l’avvocato Bixler ).

    Certo la fuga da Alcatraz si presenta difficile, non meno ostica di quella dall’arcigna isola d’If, situata anch’essa in mezzo al mare che bagna le bellissime coste della Provenza. È da questa prigione che evade un certo Edmond Dantès, l’eroe del celeberrimo libro – Il conte di Montecristo – di Alexandre Dumas padre ( consigliatissimo ) e l’evasione di Barbanera, che molto ce la ricorda, non è meno rocambolesca di quella del conte.

    Il merito è tutto dell’avvocato Bixler, il mitico Bixler, il leguleio della malavita di San Francisco. Inviso alla polizia e detestato dal direttore del carcere di Alcatraz, che lo vede letteralmente col fumo negli occhi, perché cura gli interessi della delinquenza spicciola che rende ingovernabile la grande città, è una delle più singolari creazioni di Claudio Nizzi, bravo nel creare un personaggio che capta fin dalla sua prima apparizione le simpatie del lettore. Furbo, astuto, senza scrupoli, calcolatore, opportunista, cervello fino, abbottonatissimo nella sua riservatezza, Bixler è un azzeccagarbugli di basso rango ma cura gli interessi del suo cliente come pochi. In fondo è una figura complementare di Barbanera, i due sono fatti della stressa pasta e si intendono a meraviglia. Vivono in simbiosi. Così quando viene il momento del grande salto dagli enormi bastioni di Alcatraz, Barbanera non si dimentica di Bixler, se lo stringe al petto e con lui si lancia nel vuoto per precipitare nelle fredde acque che circondano l’isolotto, sotto la fitta nebbia così magistralmente tratteggiata dall’inchiostratura di Villa. È alla mente di Bixler che si deve l’ideazione del machiavellico piano di evasione. L’idea è semplice. L’avvocato è in possesso di un facsimile dell’ordine di trasferimento del detenuto Drake verso il penitenziario di San Diego, che opportunamente compilato ( da leggersi falsificato ) apre tutte le porte del carcere di Alcatraz. I nostri due pards sono invece le due guardie carcerarie che si presentano munite di regolari tesserini e dell’autorizzazione per la scarcerazione con la firma del direttore ( che Bixler sa imitare alla perfezione ), che dovranno scortare il prigioniero verso la libertà.

    Sam Brennan, l’intraprendente e combattivo direttore del “San Francisco Examiner”, quello che dalle pagine del suo giornale fa scoppiare il “caso Devlin”, grazie all’opportuna soffiata guarda caso dell’avvocato Bixler, si occupa di falsificare tutti i documenti necessari per l’evasione. L’attempato Brennan è un’altra nostra vecchia conoscenza anche se la sua ultima apparizione rimanda il lettore direttamente dalle pagine di Squali [ # 62 ]. Dustin, il suo migliore tipografo, è tanto abile e pratico che potrebbe sfornare delle banconote nuove fiammanti che ingannerebbero perfino la tesoreria di stato! E l’avvocato Bixler, in un impeto di profonda ammirazione per l’arte e il mestiere dell’oscuro impiegato si lascia sfuggire una frase che tradisce in lui un’anima poco devota all’onestà:

    - E perché non lo fa ?

    Esclamazione che gli vale il bonario rimprovero di Brennan, che lo guarda con un inconfondibile occhio truce. Curiosamente il nome del direttore del “San Francisco Examiner” ricorda quello del complice di Teller, cioè il nome dell’uomo che deciso a vendicarsi di Tex, scatenò l’epidemia di vaiolo nella riserva navajo che vide la morte della bella Lilith ( si veda Il giuramento # 104 ). Mera coincidenza.

    Anche l’ex agente Mike Tracy, fa la sua piccola comparsata, anche se in tono minore. Ospita i due pards nell’hotel Alameda e quindi nel più modesto capanno da pesca, alla “Punta dei pescatori”, sugli scogli, perennemente immerso nella nebbia che mette i nostri provvidenzialmente al riparo dagli sguardi indiscreti dell’agente Riordan, permettendo alla loro imbarcazione di arrivare inosservata all’isolotto di Alcatraz.

    La polizia è implicata nel rapimento di Tom Devlin. L’agente Ralph Riordan, un colosso irlandese con i capelli rossi e due enormi baffoni, poco sveglio, si fa sorprendere ben due volte dal suo sorvegliato speciale: un grandissimo Tex ! La prima volta il ranger accorgendosi di essere tenuto d'occhio, si fa seguire in un vicolo, dove dopo aver acceso un fiammifero per farsi riconoscere, dice allo sventurato poliziotto:

    - Prendi nota, mi chiamo Tex Willer e alloggio all’Alameda. Se vorrai arrestarmi sai dove trovarmi.
    - Arrestare ? E perché mai ?
    - Per aggressione a pubblico ufficiale, amico!


    Riordan non riesce ad evitare una monumentale sberla neanche in occasione del secondo incontro con i due tizzoni d’inferno al molo. L’agente, privo di sensi, viene stavolta rinchiuso in una grande cassa, che un povero pescatore cinese di passaggio si incarica di consegnare precipitosamente al vicecapo della polizia … contiene ( infatti ) merce deperibile! È un avvertimento indiretto che servirà a fargli capire che se a Tom dovesse capitare qualcosa, i due pards saprebbero già in quali acque gettare l’amo per pescare il colpevole. Nessun pericolo. L’ispettore Martin Linder rivaleggia, per intelligenza, con l’avvocato Bixler in questa difficilissima partita a scacchi. È un avversario molto pericoloso, che non vuole liberarsi dell’ostaggio per lasciarsi una via d’uscita. Intuisce lucidamente tutte le mosse dei rangers, ma sempre con un attimo di ritardo, che permette ai due pards di squagliarsela per un pelo per ben due volte. E quando Linder li raggiunge, sull’isolotto di Alcatraz, la cattura resta un’illusione, un fuoco di paglia, perché i quattro riescono ancora una volta a sfuggirgli di mano, anche grazie alla nebbia che rende inutili le ricerche in mare. L’altro villain della storia, il complice di Linder, è Alex Munro, un grosso furfante in guanti bianchi, l’erede di Diamond Jim, padrone di una flotta, di molte case da gioco, di parecchie fumerie e praticamente di qualsiasi attività che renda denaro, che rimane però nell’ombra, con un destino cupo, che lo vedrà alla fine della storia prendere il posto di Barbanera in un’umida cella di Alcatraz.

    image

    Con Barbanera finalmente libero inizia la seconda parte della storia, che sulla rotta del Pacifico potremo intitolare “Leviathan” contro “Albatros”. E alla guida della baleniera ritroviamo nientemeno che il vecchio pirata e qui si opera una ideale sostituzione di ruolo con il capitano Bart, la trasformazione cioè del capitano Drake in eroe positivo che riscatta gli errori del passato. Un enorme cetaceo viene avvistato all’orizzonte, impossibile non dargli la caccia. La nave si riempie di una frenetica animazione, le lance sono ammainate e calate nel mare aperto. Svelti, accidenti a voi, svelti! grida Barbanera, la caccia alla balena è roba da veri uomini! Tex e Carson accettano di partecipare alla caccia e per una volta sottostanno agli ordini imperiosi di capitan Barbanera. Gli arpioni del ramponiere sibilano nell’aria. Il cetaceo ferito, impazzisce dal dolore e consuma le sue ultime energie lanciandosi in una corsa disperata, finché uno spruzzo rossastro di sangue non intorpidisce l’acqua… È l’inizio della fine. La balena inizia vorticosamente a girare su se stessa in circoli sempre più stretti e dopo aver colpito violentemente l’acqua con l’enorme coda, si rovescia pancia in su. In confronto la caccia ai bisonti è roba da poppanti!

    Dopo questo piccolo diversivo la caccia all’Albatros prosegue incessante. Il capitano Hogarth attracca la sua nave nella baia di Aberdeen, dove incontra il canadese Talbot, l’ultima pedina di questo sporco gioco, che mira a confinare il capitano Devlin in lidi sperduti e sconosciuti alla civiltà, come Kit Willer tanti anni prima. Hogarth ha bisogno di Talbot perché solo lui conosce l’esatta posizione del villaggio di indiani Nootka dove abbandonare l’ostaggio, un punto della frastagliata costa del Puget Sound, alla foce del fiume Skagit, a nord della baia di Everett, un autentico labirinto di insenature, isole e canali. La partita sembrerebbe persa senza il provvidenziale incontro con il marinaio Starky, il secondo dell’Albatros, vecchia conoscenza di Barbanera, che impaurito si impegna a segnalare la posizione precisa del villaggio con un barile che affidato alla corrente marina, conterrà le necessarie indicazioni.

    Il prigioniero viene sbarcato e la sua sorte non è delle migliori. È destinato infatti a diventare lo schiavo del capo Torak. La società dei Nootka è basata sull’ostentazione delle ricchezze, chi può sfoggiare la capanna più grande, i magazzini più forniti e il più grande numero di schiavi, gode del massimo prestigio e ha diritto ai posti di commando. Uno schiavo bianco è una rarità, inutile dirlo, anche se Devlin viene frettolosamente giudicato come:

    - non giovane
    - non forte
    - non ha un buon carattere


    E il brutto scimmione su questo ci può scommettere, se la risposta di Devlin è una sonora sventola sul grugno. Ed è una fortuna che Torak si sia impegnato a non ucciderlo e del resto ha troppa smania di pavoneggiarsi con uno schiavo bianco.

    La liberazione di Tom non è delle più facili. I Nootka sono selvaggi pericolosi ma non frequentano la foresta perché la ritengono abitata da spiriti malvagi. Tex decide dunque di sfruttare questa loro superstiziosa credenza per penetrare nel villaggio da nord alla loro insaputa. Siamo all’atto finale della storia. Ma a complicare la liberazione, tra le gigantesche sequoie, è l’incontro con uno splendido esemplare di un euarctos americanus, l’orso americano dal mantello bruno rossiccio, che vive proprio in quelle regioni boscose ( e in primavera ) di preferenza lungo i fiumi. Per abbatterlo servono tante pallottole che mettono però sul chi vive i Nootka. Tutto comunque finisce per il meglio e i nostri, accompagnati da un Devlin più morto che vivo, possono finalmente salire sulla barca di Drake, che li aspetta in prossimità della riva.

    image

    Una breve nota su Tex e Carson. Ne sottolineo la capacità di adattarsi a situazioni sempre diverse, come quando ad esempio indossano le divise da guardie carcerarie e si atteggiano a sbirri veri, come piacciono a Boselli. Sono gli unici di cui Drake si fida. Brennan dice che li conosce ormai da un bel mucchietto di anni e i due non fanno che punzecchiarsi, eppure non ha mai visto in vita sua un paio di amigos più affiatati di loro. E ci potreste scommettere la camicia con chi dice il contrario! E i siparietti che li vedono protagonisti sono tanti e divertentissimi. Nel capanno di Mike Tracy, Tex ad esempio lancia un cuscino sulla testa di Carson perché si lamenta in continuazione e poi gli dice di ringraziare la sua buona stella perché non ha uno stivale sotto mano! Oppure, quando Brennan compilando i tesserini, dice che Carson ha sessant’anni, il vecchio cammello si irridisce e protesta vibrantemente.:

    - Cosa ? Già che sei perché non scrivi che ne ho cento ? Per tagliare la testa al toro scrivi che ne ho cinquantacinque.

    Cinquantasei lo stuzzica Tex.

    - Cinquantacinque! Lo sai meglio tu o lo saprò meglio io ?

    Comunque personalmente mi piace ricordarli immersi nella vasca da bagno, che vedete nell’immagine sottostante, mentre assaporano i piaceri della vita cittadina. È sempre più raro vederli in queste situazioni e i bagni più frequenti sono ormai quelli alla Fratello bianco.

    image

    Una storia veramente indimenticabile. Uno dei grandi capolavori di Nizzi, forse mai come in questa occasione a livelli così eccelsi. Per i soliti denigratori alla ricerca della solita pagliuzza d’oro nel fienile, segnaliamo il ruolo dell’agente Malloy, l’origliatore del “San Francisco Examiner”. È proprio vero che inaugura una serie di personaggi tanto cari a Nizzi. Sputateci sopra!









    Edited by ymalpas - 7/7/2006, 14:02
     
    .
  2. ANTHONY STEFFEN
     
    .

    User deleted


    Questa splendida storia datata 1990 e' stata una delle prime che ho letto.
    A mio parere la piu' bella di un Nizzi ispiratissimo.
    Una avventura splendida che ha come locations la citta' di Frisco,la fortezza di Alcatraz,il Pacifico.
    Geniale l'idea di far tornare un rinsavito e simpatico Capitan Barbanera e farlo poi evadere da Alcatraz con l'aiuto dei due tizzoni d'inferno.
    Nizzi ha avuto la bravura di far tornare un personaggio ormai dimenticato e di inserirlo in una storia dove rappresenta una pedina importantissima:
    senza di lui Tex & Carson non ce l'avrebbero fatta a liberare Devlin.
    Tanta e' la simpatia che ha suscitato il capitano Drake dopo questa storia tra i lettori di Tex che un suo ritorno sarebbe acclamatissimo.
    Bellissimi i siparietti tra Tex & Carson come la caratterizzazione degli altri personaggi della storia.
    Che dire di piu'.
    Un capolavoro assoluto dove dialoghi,personaggi,luoghi,trama sono semplicementi perfetti.
    Per quanto riguarda i disegni,il volto di Tex by C.Villa non e' ancora quello definitivo dei giorni nostri.
    Per il resto ottimi come sempre.
    Per i Boselliani accaniti sfido a trovare una "Nizzata" in questo capolavoro....!!!!
     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Le forum c'est moi

    Group
    Administrator
    Posts
    5,205

    Status
    Offline
    Adoro questa storia, una delle più 'umoristiche' di Nizzi, piena di brio e scioltezza nello svolgimento delle scene. Letta all'uscita, quando avevo nemmeno 10 anni, fu un autentico spasso. Ritornava il disegnatore della storia de GLI SPIRITI DEL DESERTO, coadiuvato da un Nizzi in forma enorme. Una volta provai a ripetere una delle colorite imprecazioni di Barbanera, ricevendo in cambio un ceffone da mia madre :lol: . La scena iniziale si potrebbe intitolare: "Disavventure di due cowboy ignari delle insidie d'una grossa città" :D .

    CITAZIONE
    come quando ad esempio indossano le divise da guardie carcerarie e si atteggiano a sbirri veri, come piacciono a Boselli.



    Però l'atteggiamento sbirresco ce l'hanno solitamente nelle storie dell'ultimo Nizzi :shifty: .
     
    .
  4. ymalpas
     
    .

    User deleted


    Se alludi ad esempio a I Fucili di Shannon, non posso negare l'evidenza.

    Comunque in questa storia l'abito non fa il monaco. È questo che volevo sottolineare.

    Il Tex di Boselli è spesso e volentieri un vero sbirro e non il ranger che agisce fuori dalla legalità, come avviene quasi sempre in GLB e qualche volta in Nizzi, come nel caso della liberazione di Barbanera da Alcatraz.

    C'è una bella differenza tra giustiziere e poliziotto!

    Peraltro potrebbe trattarsi di un - dettato - della casa editrice.

    Un dato assai interessante e di cui ho accennato nella discussione su L'uomo con la frusta, è che Nizzi in quel periodo, a livello di soggetti, sfruttava vecchie storie di GLB. Anche in questo caso le linee principali della trama collimano per molti versi con l'originale avventura a San Francisco ( # 155 e 156 ).

    La storia io l'avevo letta qualche mese dopo la sua uscita in edicola, completa e ricordo che gli albi me li aveva passati mio cugino. L'apprezzai enormemente perché Barbanera era per me tutt'altro che un personaggio sconosciuto, cosa che purtroppo non tutti voi, magari per ragioni anagrafiche, potete dire.

    Una cosa che stona moltissimo è l'assenza di Barbanera nelle tre copertine di Galep che illustrano la storia.

    Tra le sue peggiori.
     
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Le forum c'est moi

    Group
    Administrator
    Posts
    5,205

    Status
    Offline
    Galep era anzianotto :( ...
     
    .
  6. due
     
    .

    User deleted


    Grandissima storia, con disegni ancor piu' magnifici!
     
    .
5 replies since 6/7/2006, 15:23   346 views
  Share  
.