Tre sporche carogne

Un'avventura di Carson (sogg. pers.)

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    Era mezzogiorno e Kit Carson avrebbe dovuto cavalcare sotto il sole di luglio almeno un'altra ventina di minuti, prima di arrivare a Ojo Negro, paesotto di frontiera, situato sulla riva Nord del Rio Grande. Di ritorno da una missione in solitario, aveva desiderio di tornare prima al comando dei Rangers a fare rapporto, poi di passare alla riserva a salutare i suoi pards e infine di stabilirsi per qualche tempo a Santa Fè, nel suo domicilio ufficiale.
    Il sole, dunque, picchiava duro e la borraccia ormai era vuota. Il vecchio Carson superò una collinetta e, finalmente, a circa un miglio, apparvero le casette bianche di Ojo Negro.
    "Bien", disse il ranger al suo cavallo, "tra un quarto d'ora potrai avere tutta la biada che vuoi. Vamos!"

    Rex Gordon, Mickey O'Sullivan e Sam Johnson stavano giocandosi una partita a poker nella cantina gestita da Antonio Vargas e la cameriera meticcia Lola. A loro s'era unito Pedro Gomez, noto gambler della zona, capace di mettere in difficoltà anche più titolati giocatori yanquis, e, inoltre, abile con la pistola: nel caso qualcuno avesse avuto da ridire qualcosa sulle sue vittorie ed avesse estratto lo sputafuoco, il pistolero messicano gli avrebbe reso, come minimo, inutilizzabile la mano che impugnava l'arma. I tre tizi che giocavano con lui lo sapevano e, per amor di quiete motivi personali, non si lamentavano tutte le volte che el señor Pedro faceva vedere le sue carte, scoprendo scale reali minime o bluffando sottilmente se doveva fronteggiare gli avversari con una coppia di valore basso.
    Carson arrivò alla cantina nel bel mezzo della partita e notò sùbito un crocicchio di persone formato da curiosi e sfaccendati. Il suo primo pensiero fu quello di farsi dare una birra fresca e d'ordinare una sostanziosa tortilla col chili, poi, vuotato il bicchiere, s'avvicinò curioso a vedere il confronto.
    Giunto al tavolo, riconobbe sùbito la grinta di Mister Gordon, un bandito complice in alcune rapine a mano armata effettuate in territorio messicano e capì sùbito che i soldi sul tavolo dovevano essere frutto di qualcuna delle sue imprese. Non sapeva se glia ltri americanos che erano con lui fossero suoi complici, ma pensò che era necessario indagare.

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    Kit tornò al bancone e, con nonchalance, chiese a Vargas di chi fosse il baio che si trovava fuori la cantina.
    "No sé, señor", disse il cantiniere, "penso di quel tipo con la camicia a quadri neri e il mento sfuggente."
    "Volevo prenderlo, perché mi piace, ma non oserei disturbarlo mentre gioca, giacché vedo che in questo momento ha anche delle buone carte. Ora vado in quel tavolo a mangiare, poi come finisce il gioco, avvertitelo e portate anche una bottiglia di whiskey, ¿está claro?"
    Il messicano annuì e Carson si sedette, paziente, a mangiare la tortilla, riccamente condita, placando il piccante del chili con un generosa pinta di birra.
    Dopo una ventina di minuti, il tipo più grosso del terzetto (Johnson) abbandonò e, nei due minuti successivi, la partita si concluse, con Gordon e Gomez che si dividevano il piatto quasi in parità.
    "Complimenti, amigo", disse il messicano, "è raro trovare un avversario che sappia tenermi testa!"
    E stava per proporgli di festeggiare l'avvenimento con una ricca bevuta, quando il cantiniere avvertì lo statunitense dello straniero dai capelli grigi che sedeva spalle contro il muro, in fondo al locale. Gordon, incuriosito anche dall'offerta del whiskey, s'avvicinò.
    "Salve, viejo, ho saputo che sei interessato al mio baio. In effetti è una bella bestia. Tu quanto dinero puoi darmi in cambio?"
    "Una quarantina di dollari va bene?"
    "Se son cinquanta è meglio."
    "Che ne pensa, Mister, se prima della trattativa ci facciamo un bicchiere di questo whiskey?"
    "Claro que sí, Mister...?"
    "Samson, Chris Samson."
    "Piacere, io sono... Ron Morton".
    "Stai mentendo e pure male", penso Carson, mentre versava il whiskey nel bicchiere.
    I due bevvero alla salute del cavallo e ripresero la trattativa.

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    "Amigo", fece Gordon un po' sul chi vive, "perché volete prendere il mio baio, visto che avete già un bel cavallo?"
    "Perché mi piace e glielo pago. Altro?"
    "No, Mr Samson, solo una curiosità."
    "Capisco."
    Altro bicchiere.
    "Allora, vi va bene la mia proposta?"
    "Al massimo posso aggiungere altri due dollari, non di più."
    "Scendo a quarantasette."
    "Quarantadue. Prendere o lasciare."
    "Allora, se la mettete così, niente cavallo."
    "Ne ho bisogno."
    "Se ne avete bisogno, perché la fate così difficile?"
    "Sentite, amigo, e se facciamo quarantatrè dollari?", disse Carson, con l'aria un po' spazientita.
    "Ho capito, facciamo quarantacinque dollari, così siamo soddisfatti entrambi, okay?"
    "Finalmente una proposta ragionevole", disse Carson e allungò un rotolo di biglietti. Gordon li contò velocemente.
    "Sì, Mister, è stato un piacere fare un affare con voi..."
    "Ok, cementiamo l'affare con un ultimo bicchiere di whiskey."
    "Possono aggiungersi anche i mie soci al brindisi?"
    "Perché no? Se posso saperlo, soci di che?"
    "Niente d'importante, Mister. Siamo... cowboy in cerca di un impiego. Voi?"
    "Diciamo che... presto le mie pistole a chi mi paga bene."
    Gordon lo guardò negli occhi:
    "Gunman?"
    "Certo. E in questa zona di fontiera lavoro se ne trova a bizzeffe."
    Ci fu un attimo di silenzio. Poi Gordon riprese il discorso:
    "Mi sono accorto che avete già notato il fatto che per quanto ci proclamiamo 'poveri cowboy senza lavoro', un po' di dinero circola nelle nostra tasche."
    "Ho già tratto le mie conclusioni e forse..."
    "Forse... cosa?"
    "Vedete, signori, comincio ad avere una certa età e mi piacerebbe tanto comprarmi un ranch nella zona di San Juan, su cui ho messo occhio da tempo... credo ci siamo capiti."
    "Spari bene?"
    "Certo, amigo, ciò m'ha permesso d'arrivare, in questi territori balordi, all'età che ho ora."
    "Comprendido. Mi pari uno dannatamente in gamba..."
    "Ma come", fece Carson con aria stupita, "manco controllate se sono uomo di legge o cacciatore di taglie?"
    "Devi sapere che per tutta una serie di motivi troppo lunghi da spiegare, abbiamo la certezza presosoché assoluta di non essere seguiti. Tra l'altro, la maggior parte degli uomini di legge di questo Paese non hanno mai visto i nostri volti, visto che tutti i nostri colpi li facciamo a minimo 20 miglia dal confine ed una volta siamo riusciti a spingerci non molto lontano da Città del Messico, pensa un po', e a tornarne con la pelle intatta... perché siamo furbi e, tra le altre cose, sappiamo riconoscere chi ci vuol fregare al volo."
    "Dunque, in questa zona, manco gli sceriffi sanno chi siete..."
    "Già."
    "Ma", disse Carson abbassando maggiormente la voce, "io ho sentito parlare di una certa banda di Gordon..."
    "In persona, ma qui son conosciuto come Ron Morton."
    "Claro, comunque, se ci tenete, le mie pistole lavoreranno per voi."
    "Yes, Mister. E potrete comprarvi non uno, ma decine di baii."
    Così dicendo, Mister Gordon s'alzo.
    "Prima che ve ne andiate per i vostri affari, Mr Gordon", disse Carson, "come mai volete fare entrare un uomo in più nella banda? Non conviene, da un punto di vista economico, spartire con più persone..."
    "Capirete meglio quando, stasera, nella saletta riservata del Golden Maid Saloon, che si trova alla fine della main street, vi spiegherò un paio di cosette... Però prima ci dovremo incontrare fuori del paese, presso la vecchia pista che porta alle miniere, perché son curioso di vedere come sparate, anche se d'istinto so già di non aver sbagliato."
    "Il vostro istinto allora è di prima qualità, glielo assicuro!", disse Carson, abbozzando un sorriso.
    "Mi fa piacere. Ci si vede alle cinque e mezza all'inizio della pista. Ovviamente, qui nel paese, nesusno dovrà capire che state seguendoci."
    "Ovvio, amigo. Hasta la vista."
    Rex Gordon e soci si spostarono al piano superiore della cantina, nelle loro stanze. Carson si finì l'ultimo bicchieere pensando:
    "O sei meno furbo di quantio proclami o io devo darmi alla recitazione. propendo per la prima ipotesi" e cacciò giù.

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    Quella sera Carson era soddisfatto. Alle cinque e mezza s'erano incontrati nel posto stabilito e, al momento opportuno, il vecchio cammello aveva mostrato ai bandidos come si usa decentemente una Colt, anche se per bersaglio c'erano solo alcuni barattoli posti a distanza e un paio di vecchi piatti sberciati gettati in aria.
    Ora si trovava nella saletta riservata del Golden Maid Saloon, pronto ad entrare ufficialmente nella banda di Rex Gordon. Una bella bottiglia di whiskey e un mazzo di carte per una partita a poker da giocare dopo il colloquio tra i membri della banda rendeva la serata interessante e sinistramente piacevole. Se non fosse stato per l'aria troppo diffidente dei loro volti, i complici di Rex sarebbero quasi sembrati dei cowboy che volevano stare per gli affari loro. Magari, anche la vecchia volpe Carson avrebbe avuto qualche difficoltà nel rendersi conto con chi aveva a che fare.
    "Amigos, il viejo ci sa fare, brindiamo al suo ingresso nella nostra banda!", disse Gordon versando da bere a tutti. Ci fu un tintinnare di bicchieri, poi, finalmente, dopo aver tracannato il liquore, il capobanda cominciò a parlare.

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3 replies since 11/5/2006, 11:22   379 views
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