CITAZIONE (Antonio Gatti @ 1/11/2006, 16:01)
Tenendo conto di quanto sopra (ovvero che gli ufficiali americani del 1861-65 non valgono i loro colleghi europei) ecco i miei pareri sui suddetti:
MCCLELLAN=E' comunemente considerato un idiota. Io non condivido *per nulla* questa visione. In genere gli storici (tra cui l'italiano Luraghi) lo demoliscono citando le sue lettere alla moglie e agli amici in cui Little Mac *cazzeggia* parlando di politica e di guerra in termini semi-scherzosi e ovviamente pompando a dismisura le cifre dei nemici da lui affrontati (in effetti non lo faceva apposta: aveva davvero la fobia di essere circondato da orde di sudisti incazzati). Una delle cause scatenanti dell'astio feroce contro McClellan dimostrato da schiere di storici è la sua imbarazzante autobiografia, "McClellan's Own Story", uscita nel 1887, in cui l'autore sembra non aver imparato nulla nel quarto di secolo trascorso dagli eventi narrati. Tuttavia, c'è una spiegazione: l'unica copia manoscritta delle memorie - frutto di una quindicina di anni di lavoro - era andata distrutta nel 1881 in un incendio. Mac, paziente e meticoloso, aveva prontamente ricominciato a scrivere dalla prima pagina, ma alla sua morte (1885) ben poco era stato fatto.
Scrive Sears, nella sua bio di Mac:
"It is known now that in fact poor McClellan was betrayed by his literary executor, William C. Prime. Wartime editor of the rabidly pro-McClellan New York Journal of Commerce, Prime let his partisanship and his devotion to the general run away with him in seeing into print McClellan's side of the story. The general had left not even half a manuscript, with much of that only in early draft form and undergoing revision at the time of his sudden death. Prime took this as it was, undid some of the revisions, and patched together the balance of the book from McClellan writings that went back twenty years and more, much of it from the 1864 Report. Not content with this hodgepodge, he then added excerpts from some 250 of McClellan's wartime letters to his wife. In these letters to Ellen it had been the general's habit to pour out his innermost feelings and opinions in unbridled fashion; at their publication McClellan surely turned over in his grave."
Insomma, Mac fu un "intercettato" ante litteram. In realtà egli era uno dei pochi militari "all'europea" della guerra con un forte senso della disciplina e un enorme carisma (fu il generale più amato della guerra dai suoi soldati). Ereditò dal McDowell una massa di compagnoni armati dis chioppo e li trasformò nell'Army of the Potomac. Era un grande organizzatore e un abile stratega: il piano per la Campagna Peninsulare a priori non è stata affatto una cattiva idea; certamente, migliore che non la serie di bagni di sangue del 1864 (Wilderness-Spotsylvania-Cold Harbour) fatti da Grant *per arrivare esattamente nello stesso punto*. Ma ovviamente Grant è un genio, Mac un cretino. Egli avrebbe però fortissimamente voluto portarsi dietro ogni singolo soldato nei paraggi, mentre Lincoln pretendeva una ricca guardia a Washington- ed essendo quello più in alto, la sua parola era legge. Oggi è facile vedere i numeri contrapposti e sparare sentenze, ma agli occhi di Mac questa era solo follia, mandarlo in battaglia con un braccio legato dietro la schiena. Progressivamente è diventato sempre più paranoico, sempre più convinto che in alto lo odiavano e volevano vederlo fallire, e sempre meno disposto a correre rischi. Ecco la campagna dei Sette Giorni dove vinse tutti gli ingaggi tattici (tranne uno, Gaine's Mill) ma ritirò la sua armata, malgrado non fosse praticamente mai stata battuta. Insomam il deteriorarsi dei rapporti McClellan-Lincoln fu causa della sua rovina.
HOOKER=odiatissimo dai suoi colleghi (in gran parte perchè intratteneva signorine allegre *senza nasconderlo*. Avesse fatto finta di niente, nulla da dire; ma il suo sbandierare al mondo la sua gioia di vivere era in qualche modo insopportabile. Notare che era scapolo, per cui non si tratta di solidarietà verso una moglie tradita - semplice fastidio per uno fuori dal coro: l'America dell'epoca era estremamente pia, ed i liberi pensatori venivano guardati con sospetto, si arrivava a casi di puro fanatismo religioso come per esempio Stonewall Jackson).
Come ufficiale non era male, ma era anche più sfigato di Paperino. A Chancellorsville una ferita alla testa lo mette fuori combattimento proprio mentre la battaglia raggiunge il suo climax. Dopo Chancellorsville nessuno aveva più fiducia in lui e il ricambio era inevitabile.
POPE=niente da dire su costui: fatto generale per motivi politici diede pessima prova di sè anche se in fondo ce n'erano di peggio da entrmabe le parti (Joe Johnston, Siegel, etc..)
MCDOWELL=un altro concorrente del concorso "Premio Sfiga". Un buon uffciale ma è pazzesco constatare come *mai* nulla gli andasse per il verso giusto causa una sfiga davvero omerica.
A Bull Run il suo piano era sulla carta molto buono audace, garantiva rischi ma prometteva un grosso successo se le cose fossero andate bene; i sudisti, da parte loro, collaborarono abbastanza, continuando a tenere gli occhi sbarrati sul loro fianco destro. In effetti, pensavano ad attaccare.
Il problema è che la grande manovra aggirante di McDowell era semplicemente troppo per le truppe (e per i quadri) che dovevano effettuarla; ci furono ritardi, confusione, poca elasticità, poco controllo generale, etc. [la cosa è valida per ENTRAMBE le parti - il piano di attacco sudista, con una ampia manovra aggirante pure lui, aveva le stesse ottime probabilità di finire in confusione generale].
Da rimarcare come in America all'epoca NESSUNO avesse mai guidato in battaglia un esercito delle dimensioni di quello di McDowell; neanche Washington aveva mai maneggiato questi numeri sul campo. Dei viventi, solo Scott e Wool(entrambi ancora in servizio pur se ben più che anzianotti) avevano guidato reparti di una certa dimensione, Scott arrivando a 14.000 (in larga maggioranza regolari, con pochi volontari). McDowell ne aveva da gestire più del doppio, ed in larga maggioranza volontari.