Spaghetti Western

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  1. ANTHONY STEFFEN
     
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    CITAZIONE
    Francamente, a parte alcuni casi, il western americano mi ha sempre annoiato a morte: l'ho sempre trovato una specie di mix melenso tra avventura, nazionalismo e love story in costume. Non riuscivo proprio ad immedesimarmici in questi eroi tutti d'un pezzo, così tipicamente e banalmente hollywoodiani.

    Concordo in pieno!!!
    Cito un bell'articolo che evidenzia le differenze tra gli Spaghetti Western e il West americano:
    Il west di Sergio Leone paesaggi assolati, città polverose, volti di pietra, pistole pronte a seminare la morte: uno scenario desolante popolato da taciturni giustizieri, banditi drogati e cacciatori di taglie in cerca di delinquenti. Era questo il West di Sergio Leone, una trasposizione esasperata del mondo romantico che John Ford aveva celebrato nei suoi film.
    I film di Leone sono tutti concepiti in funzione della sfida finale, la resa dei conti che rappresenta il punto di non ritorno.
    Se all’O.K. Corral il confronto fra gli Earp e i Clanton si risolse, secondo le testimonianze, in meno di 20 secondi, la prova di forza fra i duellanti di “Per qualche dollaro in più” appare letteralmente sospesa nel tempo. Prima che i duellanti impugnino la pistola, lo spettatore vede scorrere nei loro occhi le paure, le tensioni e le motivazioni che li hanno spinti al fatale confronto. La loro ferma determinazione di uccidere è accompagnata dalle drammatiche note di un carillon che evoca ricordi di morte e fa riaffiorare i sentimenti più forti dell’animo umano. La musica e la gestualità espressiva sono il vero filo conduttore dell’azione, legata all’uso dei primi piani fino all’esasperazione, tecnica che John Ford detestava.
    ). La tecnica del duello seguita da Leone è un evidente falso storico, ma ricalca quella già adottata dal cinema western fin dagli albori. Soltanto John Ford si prese la briga di trattare la questione con la giusta dose di realismo ne “L’uomo che uccise Liberty Valance”, dove il fuorilegge viene abbattuto a tradimento con un preciso colpo di Winchester sparato da un John Wayne nascosto nell’ombra. La scena non è molto spettacolare, ma rappresenta una verità più accettabile delle innumerevoli sfide in cui prevale “il più veloce ad estrarre la pistola”.
    La tipologia dei personaggi proposta dal regista italiano è estremamente ristretta; dopo “Per un pugno di dollari”, sembra ripetitiva e scontata, almeno fino all’apparizione di “C’era una volta il West”. Le figure di Ramon Rojo e El Indio, entrambe impersonate da Volontè, sono praticamente uguali ad eccezione di qualche particolare (l’Indio è uno squilibrato che fuma marijuna). Eastwood ripete sostanzialmente se stesso in tre film e si incolla addosso la parte talmente bene da replicarla, con opportune varianti, in altri lavori successivi (“Lo straniero senza nome”, “Il Texano dagli occhi di chiaccio”, ecc.). Van Cleef, cacciatore di taglie in “Per qualche dollaro in più”, si trasforma invece nel cattivo Sentenza ne “Il buono, il brutto, il cattivo”. La veste di giustiziere viene poi assunta da Charles Bronson in “C’era una volta il West”, mentre i protagonisti della trilogia del dollaro escono definitivamente di scena. Banditi, vendicatori, duelli, rapine: il contesto non subisce grosse variazioni nelle prime quattro produzioni di Leone. “Giù la testa” prescinde invece dalle sfide all’ultimo sangue e si dedica maggiormente all’approfondimento dei personaggi, aggrappandosi alla rivoluzione come pretesto per mettere a nudo le debolezze, le finzioni e le contraddizioni di fondo dei suoi protagonisti. Sono del tutto assenti dal proscenio dello spaghetti-western gli Indiani, ma ciò è dovuto probabilmente a ragioni organizzative, anche se Leone giustifica la scelta soprattutto con “l’impossibilità di trovare dei nativi autentici”, avendo rifiutato a priori il ricorso ad interpreti bianchi cammuffati da Pellirosse, come faceva spesso il cinema hollywoodiano.
    Ciò che colpisce è però la mancanza delle figure tradizionali della Frontiera: emigranti, contadini, allevatori, cacciatori di pellicce. Il suo universo, nei primi due film, è popolato esclusivamente di gente pronta a sfidarsi in duello e soltanto in un secondo tempo compaiono militari (“Il buono, il brutto, il cattivo”) pionieri, operai delle ferrovie (“C’era una volta il West”) e rivoluzionari (“Giù la testa”) prima di esplorare il mondo dei gangster in “C’era una volta in America”. I personaggi di Leone sembrano inseguire solo dollari o vendette: la ricerca della ricchezza, la caccia alle taglie, o il desiderio di punire l’assassino dei propri famigliari: nessuno di essi cerca terre da coltivare o pascoli per allevare bestiame. Eppure la loro indole mercenaria nasconde un’etica di fondo che affiora ogniqualvolta lo spettatore si aspetti un intervento del bounty killer a sostegno dei deboli. In ultima analisi, neppure Leone riesce a sottrarsi al fascino del “Cavaliere della valle solitaria” (George Stevens, 1953) e al mito che da sempre ne accompagna le gesta. Pur avendo lo scopo di sterminare la banda Rojo, Joe (Eastwood) non esita ad esporsi per liberare Marisol (Marianne Koch) costretta a diventare l’amante di Ramon, mentre il colonnello Douglas Mortimer (Lee Van Cleef) rinuncia ad una lauta ricompensa, accontentandosi di avere vendicato una sorella oltraggiata e uccisa da El Indio. Anche in “C’era una volta il West”, Armonica (Charles Bronson) si batte con il perfido Frank (Henry Fonda) per fargli pagare il barbaro assassinio del fratello, ma assume le difese di Jill Mc Bain (Claudia Cardinale) perseguitata dall’affarista Morton (Gabriele Ferzetti) e dal suo scagnozzo Frank (Fonda) che l’hanno resa vedova anzitempo.
    L’influenza di Sergio Leone si rivelò subito determinante sia sulla produzione western nazionale – che, dopo un promettente avvio, sconfinò in una interminabile sequenza di improbabili Diango, Sartana, Sabata, Trinità, ecc., guastando irrimediabilmente il filone e forse accelerandone la fine – quanto su quella hollywoodiana dei trent’anni successivi. Non è infatti difficile ritrovare ne “Gli spietati” di Clint Eastwood (1992) e “Pronti a morire” di Sam Raimi (1995) lo stile del regista italiano. La sua impostazione, inaccettabile per i tradizionalisti del western legati agli schemi di “Sfida infernale” (John Ford, 1946) e “Un dollaro d’onore” (Raul Walsh, 1959) condizionò il cinema americano, che faticò parecchio a distaccarsi dalle particolarissime atmosfere inventate da Leone. Allorchè Kevin Costner vinse 7 Oscar con “Balla coi lupi” nel 1990, Eastwood gli replicò rifacendosi agli insegnamenti del suo vecchio maestro, a cui va senz’altro una parte di merito per i 4 Oscar ottenuti da “Gli Spietati”. Nell’ultimo film di Leone – “C’era una volta il West” – acquista notevole risalto la figura femminile di Jill Mc Bain, interpretata dalla bellissima Claudia Cardinale, ormai nel pieno della sua maturità artistica. Il mondo dei bounty killer, dei fuorilegge e dei vendicatori si dissolve rapidamente dinanzi alla Frontiera degli speculatori, dei costruttori di città e delle persone comuni che cercano una vita migliore. I pistoleri che non sono morti con le armi in pugno, si spengono dopo una lenta agonia, uccisi dai nuovi padroni del West, gente che – sostiene l’avventuriero Cheyenne (Jason Robards) - “non sa sparare”. La donna diventa l’elemento di continuità del nuovo assetto sociale portato dal progresso, il trait d’union fra la “wilderness” e la società organizzata che i pionieri si sono lasciati alle spalle nella loro marcia verso occidente. Il suo ambiguo passato nei bordelli svanisce insieme al mito degli uomini dalla pistola facile. E’ la catarsi di un’epopea cresciuta nell’anarchia, nutrendosi di effimeri modelli condannati ad un malinconico tramonto. Mentre l’ultimo pistolero, ormai svuotato di ogni scopo esistenziale, lascia la vallata invasa dai cantieri ferroviari, Jill rimane a simboleggiare la vittoria del colono sul selvaggio West. Nel finale del quarto film di Sergio Leone, che conclude la serie dedicata al genere, si scopre una straordinaria somiglianza con “L’uomo che uccise Liberty Valance”, il lavoro di Ford che il regista romano preferiva. Ma la figura femminile di Jill Mc Bain è più prepotente e positiva rispetto a quella della protagonista fordiana Hallie Stoddard (Vera Miles) perché mostra una maggiore consapevolezza del proprio ruolo e la capacità di effettuare una scelta senza eccessivi rimpianti. E' il prototipo delle donne che tracciano il futuro del West, la storia che riprende il sopravvento sulla leggenda.
     
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  2. Jonah Hex
     
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    CITAZIONE (ANTHONY STEFFEN @ 23/8/2006, 12:41)
    ...la prova di forza fra i duellanti di “Per qualche dollaro in più” appare letteralmente sospesa nel tempo. Prima che i duellanti impugnino la pistola, lo spettatore vede scorrere nei loro occhi le paure, le tensioni e le motivazioni che li hanno spinti al fatale confronto. La loro ferma determinazione di uccidere è accompagnata dalle drammatiche note di un carillon che evoca ricordi di morte e fa riaffiorare i sentimenti più forti dell’animo umano. La musica e la gestualità espressiva sono il vero filo conduttore dell’azione...

    Innanzitutto: grazie per la calorosa accoglienza! :)

    Ci tengo a sottolineare il fatto che tutto ciò che ho postato e che (con molta probabilità) continuerò a postare è e sarà unicamente la mia opinione personale, il mio punto di vista assolutamente contestabile e criticabile da chiunque. Parlo e scrivo da semplice appassionato, non sono un critico, tanto meno un esperto! :wacko:

    Riguardo la citazione di questo mio intervento: ecco il mito, ecco la leggenda, ecco le indimenticabili emozioni...!

    In uno SW il duello (o triello) diventa realmente epico, leggendario, paragonabile alla mitologia ellenica! Questi sono i veri "eroi" - di certo non eroi positivi - che rimangono impressi nella memoria collettiva e portano lo spettatore a sognare, a giocare, a citare anche nell'ambito della vita quotidiana nomi, situazioni, musiche che diventano d'uso comune, entrano a far parte dell'italianità...La figura del misterioso cavaliere solitario stile Joe/Monco/Biondo o tutti i successivi alter-ego creati da Eastwood è stata certamente tra quelle maggiormente imitate sia nel cinema (non solo western ma anche poliziesco) che nel fumetto e nella TV (quanti spot pubblicitari citano in qualsiasi modo il western all'italiana?).

    Menzione d'onore per le meravigliose musiche/colonne sonore opera dei vari maestri e compositori, che all'epoca dovevano essere una novità assoluta!!!

    Sconvolgente, per me certi film rimangono un sogno, significa ridiventare bambino...E non dimentico che senza l'epoca del western italiano (o europeo, dato che spesso i fondi erano per metà tedeschi, spagnoli o francesi) non si avrebbe avuta l'ottima serie dei grandi western revisionisti americani degli anni '70.

    Ma ce ne sarebbe da dire...Eeeh!

    Ora passo. So long, gringos!!! ;)


     
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  3. ANTHONY STEFFEN
     
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    Materiale sugli Spaghetti Western c'e' ne in abbondanza.
    Le splendide musiche divenute oramai straconosciute (e non solo quelle di Morricone);
    I registi come Corbucci,Valerii.Tessari,Sollima,che sotto la scia dei film di Leone sono riusciti a sfornare anch'essi dei capolavori;
    I leggendari protagonisti di quei film:Da Eastwood a Van Cleef,da Gemma a Bronson,da Milian a Nero.Facce oramai divenute icone di un genere che purtroppo non esiste piu'.
    Le straordinarie Locations di quei film ovvero il deserto dell'Almeria in Spagna e i vari villaggi limitrofi con case in gesso perfetti per girare scene ambientate in Messico.A tale proposito vi consiglio a chi e' interessato dare un occhiata a questo sito: Sergio leone Locations
     
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    Una location di SW, come forse ho già detto, fu San Salvatore allora in provincia di Cagliari, ora d'Oristano. Siccome il sardo tra le sue caratteristiche ha quella d'essere un po' barrimanna (spaccone), dopo l'ennesimo bicchiere di vernaccia o dopo una cassa di Ichnusa, i vecchi del posto cominciano a spararne di grosse, del tipo: "Sono stato comparsa nei film di Sergio Leone, girati qui a San Salvatore!", ecc. :lol:
     
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  5. ANTHONY STEFFEN
     
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    I film con un ottima produzione alle spalle giravano gli esterni quasi tutti in Spagna,mentre quello con un budget limitato si accontentavano di girare in Italia,per esempio nel Lazio o in Abbruzzo e anche in Sardegna.
     
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    In qualche coproduzione francese, gli esterni erano girati pure in Corsica o in qualche zona dell'estremo sud della Francia. Non ho notizia di SW girati in Sicilia, ed è strano.
     
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  7. ANTHONY STEFFEN
     
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    CITAZIONE
    Non ho notizia di SW girati in Sicilia, ed è strano

    Vero.Sono siciliano e a quanto ne so non sono stati girati SW qui.
     
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    Eppure, tra paesaggi assolati e presenza di numerosissimi fichi d'india (parenti strettissimi dei cactus) sarebbe stata una location perfetta. Anche la Sardegna, pur avendo a sua volta tutti i requisiti per essere una location ideale (dai numerosissimi paesaggi brulli alla forte presenza di fichi d'India, qui seconda solo alla Sicilia) è stata sfruttata poco.
     
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  9. ANTHONY STEFFEN
     
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    Forse il caldo insopportabile che abbiamo qui ha fatto allontanare un eventuale locations.
    Ma non credo che nel deserto dell'Almeria c'e' piu' fresco!
     
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  10. Jonah Hex
     
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    CITAZIONE (ANTHONY STEFFEN @ 23/8/2006, 15:57)
    Forse il caldo insopportabile che abbiamo qui ha fatto allontanare un eventuale locations.
    Ma non credo che nel deserto dell'Almeria c'e' piu' fresco!

    Credo si trattasse principalmente di un problema di costi.
    E comunque la Spagna e Almeria in particolare garantivano degli spazi enormi per poter girare in esterni senza incappare in pilastri o torri elettriche...

    San Salvatore aveva il villaggio western, è vero, ma tutto finiva li.

    La maggior parte degli SW di "serie B" si giravano alla Manziana, vicino Roma.
     
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  11. ANTHONY STEFFEN
     
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    Se non sbaglio la serie di Trinita' e' stata girata nel Lazio mi pare.
     
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  12. Jonah Hex
     
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    CITAZIONE (ANTHONY STEFFEN @ 23/8/2006, 19:45)
    Se non sbaglio la serie di Trinita' e' stata girata nel Lazio mi pare.

    Anche a Carsoli, in Abruzzo e qualcosina in Spagna...
     
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  13. ANTHONY STEFFEN
     
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    In Spagna?
    Veramente vedendo il film non mi e' parso di vedere qualche scena con le conosciutissime colline spagnole.
     
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  14. Jonah Hex
     
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    CITAZIONE (ANTHONY STEFFEN @ 23/8/2006, 20:11)
    In Spagna?
    Veramente vedendo il film non mi e' parso di vedere qualche scena con le conosciutissime colline spagnole.

    Così ha dichiarato Bud Spencer in una intervista...Pensa che io sono sempre stato convinto che l'intero film fosse girato in Almeria... :ohyes:
     
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  15. ANTHONY STEFFEN
     
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    Bud Spencer & Terence Hill hanno girato in Almeria con i film "Dio perdona ...io no!"
    "I Quattro dell'Ave Maria", "La collina degli Stivali" "Un esercito di cinque uomini" "Una ragione per vivere e una per morire" ma non i Trinita'!
     
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76 replies since 1/3/2006, 13:35   1748 views
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