[ 365 / 69 ] L'UOMO CON LA FRUSTA

Lampi sul Messico

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  1. ymalpas
     
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    Soggetto e sceneggiatura: Claudio Nizzi
    Disegni: Fernando Fusco
    ( prima parte, fino al numero 367, pag. 36 ) e Fabio Civitelli ( seconda parte, dal numero 367, pag. 37 )
    Periodicità mensile: Marzo 1991 - Luglio 1991
    Inizia nel numero 365 e finisce nel numero 369 a pag. 68



    Quando verosimilmente negli anni ‘89-’90 decise di scrivere il soggetto e la sceneggiatura di questa lunga e coinvolgente avventura ( ben 503 tavole ) Nizzi era ancora un autore che pensava in grande.

    Data la sua lunghezza, questa storia è stata a suo tempo sottoposta ad un interessante esperimento, con un solo precedente nella saga di Tex, quello dato da San Francisco / Il Tiranno dell’isola ( # 154/58 ): è stata cioè divisa in due parti ( con la seconda che è ovviamente il seguito della prima ), affidate a due diversi disegnatori che si divisero il lavoro così come di seguito:

    251 tavole di Ferdinando Fusco [ L’uomo con la frusta ]
    252 tavole di Fabio Civitelli [ Lampi sul Messico ]

    Il soggetto della prima parte si rifà esplicitamente ad uno dei grandi classici bonelliani, ovvero In nome della legge ( # 141/45 ), per quanto riguarda le tre fasi principali: trappola, prigione e fuga ( mentre il tema del castigo riguarderà invece tutta la seconda parte ).

    Ma soprattutto si arricchisce di nuove e originali venature.

    L’idea più curiosa è sicuramente quella che vede Tex al paredon mai così vicino alla morte e salvato all’ultimo istante dalla grazia concessa dal Presidente. L’altro grande punto di interesse risiede invece nella seducente creazione di un villain come Pedro “Cobra” Galindez, un desperado che vive con i suoi uomini sui monti che sovrastano la città di Chihuahua, che si rivelerà un abilissimo doppiogiochista, un ottimo emulo insomma dell’illustre Phil Turner, il protagonista di Giungla crudele ( # 250/53 ).

    Il Ranger non è il solo obiettivo della cospirazione. Anche l’amico Montales, che con i tre pards si affanna per ottenerne la liberazione, è nel mirino dei congiurati. Grande amico del Presidente e soprattutto grande cerimoniere dell’integrità territoriale messicana [ si veda a questo proposito la storia Il ritorno di Montales ( # 137/39 )], per i suoi avversari è un hombre che va assolutamente eliminato, non fosse altro che per presentargli il conto del fallimento della precedente congiura, si veda a questo proposito la storia I Cospiratori ( # 304/07 ) di cui questa è l’ideale seguito.

    Scampato all’esplosione, ma orrendamente sfigurato, tanto che il suo volto ci appare parzialmente nascosto da una maschera di ferro [ che non manca di farci tornare alla mente un’altra bellissima avventura, quella del Clan dei cubani ( # 230/33) ] Velasco, che di quel complotto era stato il principale artefice, vive e agisce nell’ombra come il miglior Mefisto, ossessionato dal pensiero della vendetta. Montales ce lo descrive come un rudere d’uomo, il fisico irrimediabilmente compromesso, ma non il suo cervello. La morte nuda e fredda non può bastare per i suoi nemici, Velasco non vuole risparmiare all’odiato Montales l’onta dell’infamia e del disonore che lui stesso ha conosciuto a causa sua.

    Il colonnello Olivera, cervello di prim’ordine è il finissimo autore del macchiavellico piano destinato a far cadere nella rete Tex e Montales, che dice di lui: “è un anima nera, un figlio del demonio, ma gli va riconosciuta una notevole abilità nel’organizzare intrighi…” e Olivera, segretamente in ascolto, sornione ringrazia. L’altro personaggio di spicco, non fosse altro che per la sua imponente massa è invece el gobernador di Chihuahua, il grasso Zamora, che vive con grandiosi sogni di gloria e si consola con piaceri più terreni. Nizzi per caratterizzarlo aggiunge un bel po’ di pepe alla storia e diciamo che ci riesce bene. Lo vediamo così irridere lo stesso Olivera:

    - Tu sei più castigato di un monaco, ma io ho altri programmi, caramba! Ah! Ah!

    E così mentre nella calda notte di Chihuahua il colonnello dorme soddisfatto un placido sonno, il sanguigno Zamora si intrattiene con l’allegra compagnia della bella Rosaura… Tutti i personaggi di questa storia hanno il loro ruolo ben definito e ciascuno gioisce della vita a modo suo.

    Vengono quindi i cospiratori americani Martin Booke e Brian Cantrell. Sono due uomini d’affari di Tucson, che in quella città hanno ricreato il “ring”, quello per intenderci di Trafficanti di armi ( # 211/13 ). Se Zamora intende impadronirsi della Sonora, ha bisogno di molte armi che i due speculatori sono pronti a concedere in cambio dell’eliminazione di Tex che permetterebbe loro di impadronirsi delle terre della riserva, spalancando prospettive di immensa ricchezza.

    Con loro finisce la rassegna degli antagonisti che tessono il “plot” di questa seducente avventura.

    Vorrei passare proprio all’analisi di alcuni dei fatti salienti di questa storia, evitando magari di ricadere in una monotona e noiosa descrizione della trama.

    Il primo episodio che mi viene alla mente è quello della cattura di Tex, tra le rovine del villaggio abbandonato di Benenos ( # 365, pag.38 ). Date un’occhiata alla vignetta dei rurales che disarmano il Ranger e ditemi a cosa vi fa pensare… la lettura oggi ha un godibile piacere retrò.

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    Passiamo dunque allo scontro pieno di scintille tra Tex e Zoro nelle prigioni di Chihuahua. Il detenuto Tex infligge qui una dura lezione all’uomo con la frusta, un gigante col cervello di un elefante, che rimedia un vistoso occhio nero che gli vale anche i rimproveri di Olivera. Poverino. Mitica la frase del ranger che restituendo la frusta dice beffardo alle guardie: “senza quell’arnese si sentirebbe peggio che nudo”.

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    Veniamo quindi alle scene, veramente emozionanti, che vedono Carson e i pards scoprire della condanna a morte di Tex. Il vecchio cammello diventa l’esilarante protagonista di una serie di gag demenziali, bellissima quella sul tetto del treno che li porta verso Chihuahua, che lo vede inseguito da un Tiger che per una volta rompe il suo abituale silenzio per lasciarsi sfuggire un espressivo ”Woah, il vecchio Carson è scatenato… ( # 366, pag. 25 ). Nizzi insiste molto in queste pagine nella descrizione del legame di amicizia che lega Carson, ma anche Montales, a Tex e sono delle scene che nell’immensa saga del nostro amato tizzone d’inferno fanno davvero capitolo a parte. Impressionanti, soprattutto se paragonate alla artefatta amicizia di Montales con “Cobra” Galindez, desperado e vecchio compagno d’armi del consigliere del Presidente. Proprio tutto questo insieme di elementi permetteranno poi l’effetto – bomba – dato dalla scoperta del suo sporco doppiogioco con Olivera e Zamora. Una sceneggiatura a dir poco strepitosa.

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    È la volta quindi della fucilazione di Tex. Lo vediamo all’interno della cella che aspetta l’alba e pensoso si interroga su quello che gli sta accadendo. Sentiamo rimbombare nel corridoio i passi delle guardie che vengono a prelevarlo per condurlo al paredón, lo vediamo che rinuncia coraggiosamente alla benda sugli occhi e guarda da vero eroe la morte in faccia. Sorridiamo alle sue battute con padre Elias, il più simpatico religioso mai apparso sulle pagine di un albo di Tex:

    - Fratello se hai qualche colpa sulla coscienza è questo il momento di chiederne perdono a Dio…
    - Lasciamo stare padre.
    - Non vuoi confessare i tuoi peccati ?
    - Il fatto è che se dovessi elencarli tutti perderemo l’intera giornata e non credo che quei bravi ragazzi ( il plotone di esecuzione ) sarebbero disposti a pazientare tanto…

    Scena a dir poco memorabile. Non bisogna lasciarsi ingannare dal suo aspetto dimesso, mormora Cobra Galindez, oggi padre Elias indossa il saio e dispensa giaculatorie, ma c’è stato un tempo e nemmeno tanto lontano in cui portava il fucile a tracolla ed era svelto come pochi ad usarlo contro i francesi di Massimiliano combattendo per l’indipendenza del Messico. E occorre dire che non sono elogi spesi male, perché il frate è un tipetto terribile, che in barba allo stesso Olivera, riesce nell’impresa di far fuggire Tex dalle carceri di Chihuahua, nel modo più inaspettato e curioso. Proprio la scena dell’evasione è un altro dei momenti più belli della storia, che trasporta il lettore dalla cella alla cripta della chiesetta, con tanto di bare scoperchiate ( eccezionale Fusco ), per finire poi nei cunicoli delle fogne di Chihuahua. E da qui, all’aria aperta, sotto la volta del cielo stellato, finalmente libero ! Eh si! Ci ricorda proprio il viaggio Dantesco all'Inferno.

    Ed ecco la seconda parte della storia, che inizia con il grandioso colpo di scena che illustra il doppiogiochismo di “Cobra” Galindez. Decisamente meno riuscita rispetto alla precedente, ma densissima di avvenimenti ed emozioni, questa parte, come ricordato precedentemente, è affidata ai disegni di Civitelli. Il passaggio da uno stile all’altro è senza dubbio traumatico ma mi sentirei di spezzare una freccia in favore di Fusco, ai suoi massimi livelli storici, con tavole veramente curate nei minimi dettagli e soprattutto una capacità di donare ai suoi personaggi una fortissima carica espressiva e un’originalità da applausi, che è purtroppo del tutto assente nei freddi e squadrati disegni di Civitelli. Basta rivedere la figura di Zoro, che nella seconda parte perde tantissimo del suo fascino.

    Quello che invece non manca alla bella Conchita, un personaggio secondario che, come Elias, riesce ad incidere pesantemente nei destini della storia. In effetti scopriamo qui uno dei tanti meriti di questa sceneggiatura. Pensiamo ad esempio al personaggio di Potrero, lo spione di Olivera, che ci rimane impresso nella mente a lungo ( morirà poi in una storia successiva, e la sua morte è stata una delle cose più sgradite che io ricordi ).

    Tre sporche canaglie che ritornano

    Oltre Potrero, altri personaggi sono stati ripresi in storie successive, per passare… con un bisticcio di parole, tristemente alla storia. Iniziamo da Pedro “Cobra” Galindez, uno dei protagonisti dell’avvincente Guerriero Apache ( # 378/81 ). Riesce ad evadere dal carcere di Escalante per andare a morire in una catacomba, colpito da un infarto. Anche il duo Zamora / Olivera ricompare in un’altra bella storia: Scorta armata ( # 447/48 ), il cui rocambolesco finale si chiuderà con l’assassinio dello stesso Olivera da parte del suo compagno di cella… Zamora! che non potrà a questo punto, come ci ricorda lo stesso Tex, scampare alla forca e alla morte.

    C’è un po’ di rammarico nel lettore nello scoprire che tutti i principali personaggi di questa storia alla fine cessano di vivere. Ma forse è un merito, quello di non credere agli ennesimi ritorni, visto soprattutto quello che è successo con l’ultimo Mefisto.

    Edited by ymalpas - 1/7/2006, 10:55
     
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14 replies since 20/6/2006, 09:55   554 views
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