[ 425 / 28 ] YUCATAN!

Tex contro Kukulkan

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  1. ymalpas
     
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    Soggetto e sceneggiatura: Claudio Nizzi
    Disegni: Carlo Raffaele Marcello
    Periodicità mensile: Marzo 1996 - Giugno 1996
    Inizia nel numero 425 a pag. 47 e finisce nel numero 428 a pag. 23



    Esattamente dieci anni fa, nella primavera del 1996, usciva in edicola questa lunga storia di quasi tre albi. Magnifiche le copertine di Villa, tra le migliori di sempre.

    A Laredo, sulla riva americana del Rio Grande, Tex e Carson indagano su un sospetto traffico di armi diretto in Messico che li porta nella cittadina portuale di Matamoros, dove sono testimoni di una aggressione. La vittima, un indio, prima di morire affida loro una pergamena chiedendo che sia consegnata al Morisco.

    Poco dopo, sulle tracce degli assassini ( che si rivelano essere tre marinai della Moctezuma ), i due pards scoprono che a bordo della nave lo stesso capitano Raga è in combutta con Johnny Butler, il trafficante, che si è assicurato anche la complicità delle autorità portuali. Poco a poco i tasselli del mosaico si ricompongono.

    L'illusione di avere due intrecci distinti si dissipa purtroppo nel giro di poche tavole, confermando ancora una volta l'incapacità di Nizzi di tessere trame composite.

    Dopo qualche sparatoria l'azione si sposta a Pilares. El Morisco decifra i pittogrammi della pergamena che contiene un disperata richiesta di aiuto: Uaxan, capo degli indios Maya dello Yucatan è vittima di un impostore, il professore Sanders, un noto studioso delle civiltà precolombiane, ormai completamente pazzo, che si spaccia per l'incarnazione di Kukulkan ed ha soggiogato le popolazioni maya, armandole per una santa guerra di indipendenza contro i messicani.

    Inizia così un fascinoso viaggio verso il sud. È la parte decisamente più interessante della storia che porta il lettore nella giungla dello Yucatan, tra le antiche testimonianze della civiltà maya.

    A Città del Messico veniamo a scoprire, con sommo dispiacere, che Montales è diventato il consigliere del Presidente. Una meritata promozione che agli occhi del lettore non può che rappresentare una triste involuzione del personaggio che abbiamo conosciuto ed amato. Nel suo ufficio, sotto una montagna di scartoffie e tanta polvere accoglie i suoi amici, un bicchiere e via… Nizzi lo liquida in poche tavole! Un segno allarmante della stanchezza dello sceneggiatore, incapace di servirsi di un personaggio che per le sue caratteristiche sarebbe dovuto rientrare di rigore nel soggetto.

    Sostanzialmente inutile invece è la presenza del Morisco, ben tratteggiato nella scena dell'incontro a Pilares, sfrutterà ancora una volta le sue doti ipnotiche alla fine della storia. I disegni di Carlo Marcello, che non mi hanno mai entusiasmato, ci donano del pittoresco stregone la migliore interpretazione che in assoluto sia mai stata data. Il nome "Morisco" designava nella Spagna quattrocentesca della - Reconquista - i mori convertiti al cristianesimo e il nostro "brujo" ha in questa storia quei tratti del viso tipicamente arabi, che neanche il grande Letteri era riuscito a rendere alla perfezione.

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    Marcello non possiede le doti tecniche di Villa e di Giolitti, il tocco raffinato di Ticci, la grazia e l'eleganza di Galeppini, la dura e canzonatoria espressività del Tex di Fusco. È un artigiano che sa farsi indubbiamente apprezzare, ma il suo Tex ha uno sguardo triste e bonario al contempo che secondo me e sono consapevole di attirare le vostre critiche, poco si adatta al personaggio. È un Tex che per queste ragioni mi ricorda tanto quello di Nicolò, ma il mestiere del compianto artista si situava su ben altri livelli.

    Una storia tutto sommato bella, con riferimenti sia alla Nolittiana Giungla crudele ( la parte nella foresta tropicale ), sia al Tiranno dell'isola dello storico viaggio nella Micronesia ( in questa storia i tiranni sono gli sgherri di Bagley che costringono gli indios ad immergersi nelle acque del pozzo sacrificale alla ricerca di preziosi reperti archeologici in oro ). Un'altra reminiscenza è quella che riguarda il borioso aristocratico Don Vicente de la Vega, che nell'uso dello staffile contro una povera ed inerme serva, ricorda lo Zoro che con la sua frusta seminava il terrore tra i prigionieri delle carceri di Chihuahua ( la storia è Lampi sul Messico ). Inutile aggiungere che Tex gli riserva il medesimo trattamento a base di sberle.

    Last but not least… È risaputo quanto Tex non ami i serpenti. In questa storia, a partire da settembre in edicola nella ristampa TuttoTex, affronterà anche una pericolosissima anaconda…

    Edited by ymalpas - 1/7/2006, 11:08
     
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12 replies since 12/6/2006, 12:59   420 views
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